Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Alunna sospesa per un post Portici, rivolta al «classico»
Gli studenti in assemblea ottengono un tavolo di confronto con la dirigente sulle criticità della scuola
Circa 600 studenti del liceo classico Quinto Orazio Flacco di Portici ieri hanno organizzato una protesta davanti alla scuola. Motivo: i sette giorni di sospensione comminati dal dirigente scolastico a un’alunna «colpevole» di aver criticato l’istituto con un post sulla pagina facebook della scuola stessa.
NAPOLI Si ritorna in classe in cambio di maggiore dialogo. Si è chiuso (almeno per ora) con una vittoria formale degli studenti, in realtà meglio sarebbe dire con un onorevole e ragionevole armistizio, il caso della studentessa del liceo Quinto Orazio Flacco di Portici, sospesa per aver scritto un post su Facebook esprimendo pesanti critiche nei confronti della dirigente scolastica e di parte del corpo insegnante.
Riferendosi a un premio assegnato alla scuola, la ragazza ha negato il merito della dirigente Iolanda Giovidelli e di gran parte degli insegnanti, spingendosi ad usare termini pesanti come «disprezzo» e «vergogna». Esercizio del diritto di critica o affermazioni offensive? Sta di fatto che i professori ci sono rimasti male.
Qualcuno di loro, sulla scorta della rabbia e della delusione del momento, si sarebbe spinto addirittura a chiedere che nei confronti della studentessa fosse sporta querela. Ma poi si è optato per la sanzione disciplinare. Il provvedimento, sette giorni di sospensione senza obbligo di frequenza, adottato in tutta fretta venerdì scorso, è stato contestato con decisione da circa la metà della popolazione studentesca dell’istituto: circa 600 adolescenti riuniti el campetto di calcio antistante l’istituto. Un’assemblea plenaria convocata e preparata con un fitto scambio di messaggi sui social network durante la giornata di domenica.
Poche le defezioni da parte di chi ha ritenuto, altrettanto legittimamente, di entrare comunque in classe. Atmosfera calda, ma non bollente. Tutto si è svolto nell’ambito di quella democrazia interna assicurata anche dalla presenza dei quattro rappresentanti del Consiglio d’istituto.
Non mancavano gli striscioni contro il provvedimento contestato. Si leggeva: «Flacco censurato», «la repressione non è una soluzione», «la verità è scomoda quando si punta all’apparenza». La vicenda di Antonella (un nome naturalmente di fantasia) ha evidentemente rappresentato l’amplificatore della naturale dialettica tra studenti e professori. A portare la propria solidarietà ai colleghi del Flacco le delegazioni di altri due istituti superiori porticesi, il professionale Nitti e lo scientifico Silvestri.
Al termine di una lunga e appassionata discussioni il documento inviato alla dirigente, evidenziando le «finalità rieducative» che un provvedimento disciplinare deve sempre perseguire, gli studenti hanno chiesto la mitigazione della sanzione e la concessione della possibilità per la “reproba” di partecipare, anche in costanza della sospensione, alle lezioni. Inoltre l’istituzione di «un tavolo di discussione affinché si possano affrontare in modo aperto e condiviso le criticità presenti nel contesto scolastico». È iniziata l’attesa di una risposta. In caso di fumata nera l’ipotesi più probabile era la reiterazione della protesta nei giorni successivi. Ma nel documento firmato dalle due collaboratrici del dirigente, assente perché impegnata al ministero, si è chiarito che la sospensione non impediva ad Antonella la frequenza delle lezioni; si accordava inoltre la costituzione del tavolo di discussione «per affrontare in modo aperto e condiviso le criticità degli studenti»; si assicurava infine la disponibilità del dirigente e dei docenti a organizzare «incontri con esperti dell’uso consapevole della comunicazione attraverso i social».
Soddisfatta, ma pur sempre battagliera, la studentessa al centro del caso. Che, parlando con alcuni compagni, avrebbe ribadito il proprio atteggiamento critico verso la preside e i docenti. Forse anche per questo è meglio parlare di armistizio e non di pace.
In seicento si sono riuniti sul campetto davanti l’istituto