Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ecco le foto mai viste di Eduardo
Abbiamo adottato i negativi dell’archivio Carbone Ecco alcuni dei 36 scatti inediti di De Filippo e dei suoi attori
Sulla carta velina c’è una data: 9 gennaio 1954, Eduardo al San Ferdinando. Il plico con spezzoni di negativi è spuntato dalla scatola 056 dell’archivio Carbone che ha lanciato una campagna di «adozione». Nella sezione servizi orfani avevo digitato Benedetto Croce ed Eduardo De Filippo: sei buste. Ero come un bimbo a stecchetto davanti a un banco di pasticceria. Li volevo tutti. Così ho fatto una società con Emma Giammattei. E il risultato è superiore alle aspettative.
Sulla carta velina ingiallita c’è una data: sabato 9 gennaio 1954. Il piccolo plico con spezzoni di negativi fotografici è spuntato dalla scatola 056 dell’archivio Carbone. Per salvare questo enorme giacimento di memoria, i curatori hanno lanciato una campagna di «adozione» che il Corriere del Mezzogiorno ha raccontato in un ampio servizio. Curando quella pagina qualche giorno fa, cercai di renderla quanto più «visiva» possibile: così spulciai il sito dell’archivio con maniacale puntiglio perché volevo che le foto scelte fossero oltre che belle, inedite e ad alto tasso di narratività. Scartabellando in digitale, file dopo file, mi sono imbattuta nella sezione dei servizi ancora orfani. Rispettando una personale «cosmogonia» delineata negli anni di formazione (mai terminati in verità) con Emma Giammattei, digito: Eduardo De Filippo e Benedetto Croce. Lo schermo visualizza ben sei servizi mai visti, dalle prove dello spettacolo con cui Eduardo decise di riaprire il San Ferdinando, nel gennaio del 1954, all’ottantacinquesimo compleanno di Croce a Palazzo Filomarino. Mi sento come un bambino che, da mesi a stecchetto, si trova d’un tratto di fronte a un banco di alta pasticceria. Non so scegliere, li vorrei tutti. Mi viene un’idea. Chiamo Emma Giammattei e le propongo una società: la preside della facoltà di Lettere del Suor Orsola Benincasa accetta subito con la gioia di chi non sperava più che ci fossero banconi con vassoi ancora pieni.
È fatta. Inizia il countdown: i negativi saranno bruciati? Uscirà qualche foto? E quale? Gianni Nicois dall’archivio era stato chiaro: «Guarda che possono uscire anche due o tre foto al massimo, qualche volta ne abbiamo ricavata addirittura una e basta». «Che fa!» dice la mia socia, «io sarei felice anche di recuperarne una sola».
Invece è stata pesca grossa. Ieri su WhatsApp un messaggio dall’archivio: negativi De Filippo digitalizzati. Apro il link secretato e non credo ai miei occhi: Riccardo Carbone era stato al San Ferdinando il 6 e il 9 gennaio del 1954 per fotografare le prove di Palummella zompa e vola di Antonio Petito che il 21 dello stesso mese avrebbe inaugurato la sala, e una terza volta, il 21 ottobre del 1964.
Il dio della fotografia ci vuole bene: sono trentasei scatti. Non so da dove cominciare.
Torno a casa. Vado allo scaffale De Filippo e tiro giù tutti i titoli che possono aiutarmi per una prima ricostruzione, a poche ore dal «disvelamento». Intanto trovo commovente la scena nella scena: Carbone ha immortalato una delle cosiddette «letture a tavolino» di cui avevo sempre letto. Le sedie pieghevoli sono dispiegate sul palcoscenico nuovo di zecca messo insieme «tavola tavola chiodo chiodo» da Peppino Mercurio.
In alcuni scatti Eduardo è affiancato da un vecchio attore: è certamente Salvatore De Muto, l’ultimo Pulcinella che proprio la sera della prima passerà il testimone della maschera a Eduardo. Altra foto: in un palmo regge il bastone, nell’altro ha la mano di Titina da baciare. Notevole il parterre delle attrici: Tecla Scarano, Thea Prandi (moglie di Eduardo), Luisa Conte, Tina Pica e naturalmente Titina De Filippo. La sua presenza in questi negativi è di straordinaria importanza perché l’attrice qualche giorno dopo avrà un peggioramento di salute e non parteciperà allo spettacolo. Il 15 gennaio, pochi giorni dopo dunque, scriverà al fratello: «Eduardo mio caro, il dolore che provo a non essere vicino a te in questi momenti posso solo paragonarlo a quello da me provato quando la povera mamma mia mi ha lasciata. Mi sento un corpo senz’anima...».
Tra le foto del 1964, formidabile è quella di Eduardo con Domenico Rea. Telefono subito alla figlia dello scrittore Lucia e le invio la foto. Mi richiama: «Papà era così giovane, non ricordavo quel volto, quell’espressione: provo un’enorme tenerezza. Eduardo molti anni dopo sarebbe venuto a pranzo da noi...». Siamo solo all’inizio. Seguono altre sorprese.
I servizi Dal San Ferdinando a Palazzo Filomarino con Benedetto Croce: sei «salvataggi»