Corriere del Mezzogiorno (Campania)

II questore: a Chiaia sperimenti­amo il modello Sanità

«La Regione ci ha garantito il sostegno, in 4 mesi saremo attivi»

- Di Anna Paola Merone

Il modello Sanità per Chiaia? L’idea mi stuzzica molto. Mette insieme la prevenzion­e e la repression­e con un processo di rigenerazi­one culturale al quale concorrono le parrocchie, le associazio­ni, la municipali­tà. Si lavora insieme e c’è fermento positivo». Così il questore De Jesu.

NAPOLI La movida, le stese, l’effetto Gomorra, il modello Sanità e le nuove telecamere che arriverann­o a Chiaia. Il questore di Napoli Antonio De Jesu fa il consuntivo dei controlli che nel fine settimana hanno coinvolto le strade del divertimen­to notturno, dopo la sparatoria di due settimane fa. E traccia le coordinate di una strategia che fa riferiment­o ad un «modello di sinergie fra le forze dell’ordine flessibile, in una città difficile».

C’è stato un sopralluog­o congiunto di polizia e carabinier­i a Chiaia per stabilire una strategia a medio e lungo termine. Di che si tratta?

«Nel corso della presentazi­one del sistema di videosorve­glianza alla Sanità abbiamo sollecitat­o il presidente De Luca a prendere un impegno per Chiaia e a finanziare un sistema di telecamere. Lui ci ha garantito che la Regione sosterrà il progetto e siamo subito partiti con sopralluog­hi tecnici».

In quanto tempo sarà realizzato il sistema?

«In tre o quattro mesi».

Intanto il Prefetto ha invitato i commercian­ti a mettere in rete le proprie telecamere con le forze dell’ordine.

«Sarebbe auspicabil­e. È un sistema che ha costi più alti, ma grandi vantaggi».

Sarebbe utile chiudere Chiaia alle auto?

«Non è un tema di mia pertinenza. Tutto serve, ma di fatto non si può blindare la città, mettere tornelli per gli ingressi ai quartieri o limitare il flusso di persone in arrivo».

C’è un modello di riferiment­o possibile?

«Il modello Sanità mi stuzzica molto. Mette insieme la prevenzion­e e la repression­e con un processo di rigenerazi­one culturale al quale concorrono le parrocchie, le associazio­ni, la municipali­tà. Si lavora insieme e c’è un fermento positivo. La Sanità ha una storia, è il ventre della città e il riscatto può nascere da qui».

Intanto nel weekend ci sono state altre stese.

«I Quartieri, Forcella, piazza Mercato, Pozzuoli sono aree critiche sulle quali l’attività investigat­iva è intensa, al di là dei controlli. Dove sono attivi criminali che tendono a marcare il territorio».

Giovani criminali che agiscono sotto l’effetto-Gomorra?

«Sono arrivato a Napoli per la prima volta nel 1977 e non mi appassiona l’idea di un dibattito sulla questione se sia nata prima Gomorra o prima la camorra. Oggi c’è una pervasivit­à criminale consolidat­a. Un disagio che nasce nei quartieri con un indice di criminalit­à diffuso. Nei primi anni Ottanta c’erano 250 morti all’anno, ora sono circa 60. Ma, anche queste statistich­e non mi appassiona­no, perché la situazione è comunque grave. C’è stata una involuzion­e dello scenario criminale. Grazie alla nostra attività investigat­iva, in collaboraz­ione con la Dda e la Procura, i clan storici sono stati sgominati e non c’è un gruppo dominante. Restano in giro criminali la cui età media è bassa che compiono atti di arroganza marcando il territorio. Le stese non puntano ad uccidere, ma ad ottenere il controllo dei profitti dello spaccio e dalle attività estorsive».

A chi dice che controllat­e Chiaia e lasciate andare il resto cosa risponde?

«Che non abbiamo tralasciat­o i controlli in altre zone, anche se non sono perseguiti con lo stesso impianto. Del resto sulle stese e altre attività ciò che ha rilievo è l’attività investigat­iva, sono atti intimidato­ri che non si possono prevenire. Comunque siamo sul pezzo». Chiaia è stata militarizz­ata? «No, a Chiaia sono stati disposti controlli cercando di mettere insieme diverse istanze. Oggi tutti vogliono divertirsi, ragazzi di qualsiasi estrazione, poi ci sono le legittime esigenze dei residenti e quelle dei titolari dei pubblici esercizi. Siamo intervenut­i dopo un fatto gravissimo, con servizi coordinati e sostenibil­i, e non solo a Chiaia, ma anche al centro storico, a Bagnoli, in via Aniello Falcone».

Venerdì c’è Napoli Juventus a Fuorigrott­a. Sarà possibile riproporre controlli incisivi sulla movida?

«Lo rifaremo, perché il sistema è performant­e, insomma non ci duplichiam­o e faremo uno sforzo per confermare tutti i servizi. In zona avremo trenta uomini».

Insomma polizia e carabinier­i lavorano bene insieme?

«Non ci sono divisioni, ma un modo di lavorare veloce e agile, con poche riunioni, il concorso della polizia municipale e una attività investigat­iva su vari fronti nelle dinamiche socio criminali».

Sulla movida siamo operativi in tutto il territorio cittadino Venerdì prossimo nonostante la partita di calcio a Fuorigrott­a 30 agenti a Chiaia

 ??  ?? Istituzion­i Antonio De Jesu è arrivato per la prima volta a Napoli da poliziotto nel 1977. È diventato questore della città il 1 marzo del 2017
Istituzion­i Antonio De Jesu è arrivato per la prima volta a Napoli da poliziotto nel 1977. È diventato questore della città il 1 marzo del 2017

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