Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bill De Blasio «promoter» della pizza
Si avvicina il 4 dicembre, quando a Seul si deciderà per il riconoscimento Unesco
Bill De Blasio mangia la Margherita «a portafoglio».
Una bella pubblicità per i pizzaioli napoletani che stanno invadendo il mercato mondiale. «Ci auguriamo che il sindaco di New York, da poco rieletto, sia il prossimo presidente degli Usa allora» commentano dai social Sorbillo e il suo amico consigliere regionale “verde” Francesco Borrelli: «Quando De Blasio venne in Campania per visitare i luoghi della famiglia, venne anche sul lungomare e invitò Gino ad aprire una pizzeria nella Grande Mela promettendo di andarci, Gino ne ha aperte addirittura due e De Blasio è stato di parola». Andando ad addentare una pizza «a portafoglio», quella ripiegata su se stessa che giovani registi napoletani usarono per ribattere allo spot McDonald che “osava” sfottere la Margherita (la multinazionale corse subito ai ripari). La pizza napoletana viaggia più di “Gomorra” la serie, fortunatamente, conquistando sempre nuovi mercati. Resta a maggior ragione in piedi, allora, la volontà di tutelarne l’immagine e soprattutto la ricetta, progetto storicamente partito, a Napoli, dal giovane Massimo Di Porzio dell’antica pizzeria Umberto con un manipolo di “anziani” colleghi che ottennero la prima certificazione Dop. Si punta più in alto adesso, il prossimo obiettivo, vicinissimo, è la tutela della pizza a livello Unesco, nientedimeno che Patrimonio dell’Umanità. E non è una boutade. Se, attenzione, il «Kimchi» coreano, un contorno a base di cavolo radici di cocomero fermentate e spezie, dal 2013 è nella lista del Patrimonio immateriale dell’umanità, mentre la birra belga è in lizza, l’ipotetico menù sembra completarsi naturalmente, la Margherita si accompagna subito e bene con la “bionda”.
E nella tre giorni del Villaggio Coldiretti in Villa Comunale a Napoli si è raggiunta quota 2 milioni di firme a sostegno della candidatura della pizza all’Unesco, rende noto il presidente degli agricoltori, Roberto Moncalvo, nell'annunciare la «degna conclusione di un percorso iniziato sette anni fa» con l'appuntamento per il voto, dal 4 all'8 dicembre a Seul in Corea del Sud, del Comitato Intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio immateriale dell’Unesco. La candidatura della pizza è l'unica italiana di 34 esaminate con una lunga istruttoria. La pizza napoletana dal 2010 è già riconosciuta come Specialità tradizionale garantita dall’Ue, il nuovo obiettivo è un riconoscimento internazionale «tanto più utile di fronte al moltiplicarsi di atti di pirateria alimentare, a tutela un settore che vale 10 miliardi con almeno 100 mila lavoratori fissi». Gli americani sono i primi consumatori di pizza con 13 chili a testa all’anno. Ma, naturalmente, c’è pizza e Pizza.