Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Corso Vittorio Emanuele, Jannotti Pecci denuncia: ci sono più controlli in via Carbonara che qui
L’imprenditore del Britannique dopo lo scippo a D’Amato Pagliari, hotel San Francesco: ma la situazione non è grave
NAPOLI «Da questa zona per fuggire verso Cariati, con uno scooter, ci vogliono sì e no quaranta secondi. Chi decide di colpire in questo tratto del corso Vittorio Emanuele, come è accaduto nel caso di Antonio D’Amato, ci mette pochissimo a dileguarsi nei vicoli dei Quartieri Spagnoli». L’industriale Costanzo Jannotti Pecci — past president di Confindustria Campania e presidente di Federterme — ha avviato un poderoso investimento per restaurare e rilanciare l’hotel Britannique, struttura che si trova a pochi passi dal luogo dove l’ex presidente di Confindustria è stato derubato del suo orologio la scorsa domenica.
«Questo è uno dei fronti socialmente ‘’elevati’’ del corso, che i predatori battono alla ricerca di colpi buoni — osserva —. Accade ovunque nel mondo che si finisca nel mirino di una banda specializzata nel furto di orologi di un certo tipo, peccato che quando accade a Napoli l’immagine della città ne venga fuori davvero a pezzi».
Jannotti Pecci ha un’altra attività ricettiva in via Carbonara. Palazzo Caracciolo, albergo dove ha alloggiato anche il Real Madrid, è in una zona ben più problematica rispetto al corso Vittorio Emanuele. «Ma mai abbiamo avuto problemi di sicurezza, ci sono molti controlli di polizia, carabinieri ed esercito — racconta — che noi integriamo con una security privata. Credo che si debba lavorare di prevenzione e con indagini specifiche. I furti di orologi sono reati predatori odiosi rispetto ai quali non ci sono pene sufficientemente severe. So che la polizia è sulle tracce di una organizzazione che si occupa di smistare la refurtiva all’estero, su mercati dove questi orologi vengono ripuliti e venduti. Già individuare questi canali e bloccarli sarebbe un passo avanti. Per il resto è realistico auspicare sistemi di controllo telematico efficaci e la presenza di forze dell’ordine regolari per scoraggiare quanto più possibile gli autori di questi reati».
Una bassa percezione della sicurezza è anche quella che lamenta Mario Pagliari, patron dell’albergo San Francesco al Monte che si trova sul versante Mazzini del corso Vittorio Emanuele, a pochi passi dalla discesa dell’ospedale militare e poco distante dalla stazione della funicolare di Montesanto. «Le cose in fondo stanno meglio di come sembrano — ammette —. C’è disordine, traffico, a volte poca pulizia, uno stato di abbandono palpabile, ma in quindici anni che siamo qui ci sono stati appena due o tre episodi di scippi nel tratto che va da Cariati al nostro albergo. Nulla che non sia in linea con gli standard di altre città. Noi ai nostri ospiti non facciamo mai raccomandazioni specifiche, non ci è mai sembrato opportuno. Ci piacerebbe tuttavia avere la sensazione di controlli più incisivi, ma tutto sommato ci muoviamo in una zona che non ha mai avuto problemi particolari».
Il manager Carlo Palmieri — vicepresidente di Pianoforte holding e consigliere di Sistema Moda Italia con delega al Mezzogiorno — abita nel tratto del corso Vittorio Emanuele che approda a Mergellina, di fronte al viale Maria Cristina di Savoia. «Ho quattro figli e guardo la situazione del degrado ambientale anche da padre — premette —. Devo purtroppo riconoscere che negli ultimi anni il livello di vivibilità generale in zona è sceso. La contiguità con i quartieri più disagiati si avverte. C’è stata una recrudescenza di reati, anche piccoli, su fronti diversi e credo che quella che alcuni definiscono promiscuità si avverta e contribuisca ad indebolire un generale impianto di sicurezza. Vivo a pochi passi da due scuole — una media e l’altra elementare — e mi piacerebbe avere la sensazione di essere in una zona ben controllata. E questo non sempre accade».
Jannotti Pecci Credo che si debba iniziare a lavorare di prevenzione e con indagini specifiche