Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I TRASPORTI E LA PAURA DEI PRIVATI

- di Emanuele Imperiali

ARoma si voterà in primavera per il referendum sulla messa a gara del trasporto pubblico locale, promosso dai Radicali, per il quale hanno firmato 30 mila cittadini. La storia recente dell’Atac è una vicenda dai contorni sconcertan­ti: un buco spaventoso nei conti, bus che non funzionano, sempre stracolmi, ritardi intollerab­ili. Parliamo della capitale ma sembra di star discutendo di Napoli. In quanto le cose all’Anm non vanno certo meglio, solo le perdite sono più contenute, ma perché le dimensioni dell’azienda di trasporto locale romana e quella partenopea sono incomparab­ili. L’interrogat­ivo che molte persone di comune buonsenso si pongono è allora: perché non emulare quanto già sta avvenendo in tante altre città italiane, grandi e medie? Perché non sottoporre anche qui ai cittadini un quesito referendar­io, dopo aver raccolto le firme necessarie, per sondarne gli umori e capire cosa ne pensano? È vero, si tratta di referendum consultivi, ma di grande valore politico. Un voto a stragrande maggioranz­a che dica sì alla messa in gara di uno dei servizi pubblici locali che più sta a cuore alla gente, perché chiama in causa i suoi interessi e i suoi quotidiani bisogni, questo sì sarebbe un vero gesto di democrazia dal basso. Con buona pace di quanti, un giorno sì e l’altro pure, straparlan­o di partecipaz­ione dei cittadini alle scelte di governo e poi ne ignorano le più elementari istanze.

Peraltro, quando la controllat­a di Ferrovie Bus-Italia, grazie alla liquidità di cui può disporre, ha acquisito i bacini di trasporto pubblico locale a Firenze, in Umbria, a Padova e da un anno circa perfino nella contigua Salerno, con risultati complessiv­amente soddisface­nti, vuol dire che strade alternativ­e alla gestione in house dei Comuni esistono e sono percorribi­li. Al Nord come al Sud e nella stessa Campania, dove il trasporto locale irpino gestito da Air è in attesa di individuar­e un potenziale partner con il quale dare vita a un’associazio­ne d’impresa per partecipar­e alla gara per la concession­e del servizio nel bacino di Avellino e Benevento. E dove, nel Sannio, è stato aggiudicat­o alla Trotta Bus Services. Perché allora a Napoli tutte queste paure per una gara di affidament­o, certo sotto la guida e il controllo dell’ente pubblico, com’è giusto che sia? Persistono da un lato timori politicoel­ettorali dei partiti, di governo e d’opposizion­e, di perdere consenso tra i lavoratori dell’Anm ma soprattutt­o vetero resistenze sindacali che ipotizzano chissà quanti licenziame­nti, quando nella maggior parte dei casi queste aziende sono state rilevate salvaguard­ando i diritti legittimi e sacrosanti di chi lavora. E torna il quesito che inizialmen­te è stato posto: se è l’unica soluzione vera per non tirare a campare ma per far funzionare i bus come auspicano i cittadini, ebbene non è questo un modo concreto per tutelare gli interessi della moltitudin­e di utenti, i quali sono soprattutt­o i tanti che non possono permetters­i di spostarsi in auto o in taxi? Napoli non ha certo bisogno di altre guerre tra poveri.

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