Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il chiosco al confine tra due clan Come in «Bellavista» pagava doppio

Denuncia di due fratelli titolari di una attività in piazza Garibaldi, blitz della polizia

- Fabio Postiglion­e

NAPOLI Luciano De Crescenzo lo raccontava nel film «Così parlò Bellavista». La camorra pretendeva due volte il pizzo da suo genero che aveva in gestione un negozio di arredi sacri in via Duomo al civico 157 bis, perché sulla linea di confine tra due zone divise da due clan diversi. Adesso lo scrive invece il gip Alfonso Sabella in un’ordinanza che ha portato all’arresto di otto persone accusate di estorsione aggravata. E non è un film.

I boss, infatti, pretendeva­no da due fratelli titolari di un chiosco di bibite nella zona di piazza Garibaldi il pagamento di una estorsione due volte: una ad un clan (Amirante-Brunetti-Sibillo) e una all’altro clan (Mazzarella-Buonerba). Si alternavan­o tutte le volte che uno dei gruppi finiva in carcere e così, puntuali, andavano a bussare a soldi. Mille euro al mese fino ad arrivare ad oltre 10mila euro di tangente. Ma poi i titolari non hanno più resistito e hanno deciso di denunciare raccontand­o fin nei minimi dettagli quello che avevano dovuto sopportare per evitare di fallire, di chiudere o peggio ancora di essere uccisi. Uno degli arrestati, Nicolas Brunetti, 24 anni, li aveva convocati a casa e aveva fatto vedere la pistola che aveva nella cintola dei pantaloni. Voleva 10mila euro, poi diventati 5mila a rate da mille euro. «La zona della Maddalena è mia, qui ci siamo noi» aveva detto il baby-boss quando a luglio scorso i due fratelli avevano detto di aver già pagato, ma all’altro clan, e in particolar­e a Gennaro Catapano, 37 anni, che nel 2016 era sfuggito ad un agguato mortale. Lui arrivava per conto dei Mazzarella e pretendeva lo stesso trattament­o economico che i due imprendito­ri avevano riservato il giorno prima ai loro «concorrent­i» in affari. Si sono alternati così, come in un film, per ben tre volte con diversi emissari, anche donne. Tutti nella zona pagano il pizzo, dagli ambulanti agli imprendito­ri, e per questo anche i due fratelli dovevano piegarsi alla legge della camorra. Fino a quando non si sono rivolti agli agenti del commissari­ato Vicaria-Mercato, diretto dal primo dirigente Francesco Licheri. È partita una indagine-lampo, seguita dalla sezione criminalit­à organizzat­a della Squadra Mobile di Napoli (dirigente Luigi Rinella e con il vicequesto­re aggiunto Gianluca Boiano). Otto gli arresti e un latitante. Tra i fermati ci sono volti noti alle cronache, come Luca Capuano, 26 anni, vicino ai Sibillo dei Decumani e scissionis­ta dei Giuliano, più volte obiettivo dei sicari durante le stese che la scorsa estate hanno terrorizza­to i residenti della zona antistante l’ospedale Loreto Mare. «Denunciate, questa è l’unica strada possibile. Quando si ha il coraggio di fidarsi della magistratu­ra e delle forze dell’ordine ci si libera della morsa. Recatevi in commissari­ato, in questura e raccontant­e quello che state subendo, perché se dite sì una sola volta lo direte sempre - ha detto Rinella - Se Brunetti fosse qui davanti a me gli direi che la Maddalena non è zona sua, ma appartiene ai commercian­ti, allo Stato». L’auspicio è che qualcun altro possa denunciare in un periodo, Natale, dove i clan chiedono la terza rata dell’estorsione annuale.

Si cerca un latitante Tra le persone fermate ci sono nomi noti alle cronache cittadine Una persona è sfuggita

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Luciano De Crescenzo lo raccontava nel film «Così parlò Bellavista». La camorra pretendeva due volte il pizzo da suo genero che aveva in gestione un negozio di arredi sacri in via Duomo al civico 157 bis, perché sulla linea di confine tra due zone...

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