Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tre storie per narrare del caffè (sospeso) che cambia la vita

- Ignazio Senatore

Si presenta oggi, in anteprima, nell’ambito del Riff - Rome Independen­t Film Festival (alle ore 20.30 presso la Casa del Cinema di Roma in Sala Volontè) il documentar­io «Caffè sospeso» di Fulvio Iannucci e Roly Santos Pesaresi. È lo stesso Iannucci a raccontare com’è nata l’idea: «Grazie a un articolo pubblicato sul “caffè sospeso” sul “New York Times” qualche tempo fa, un mio amico produttore argentino mi ha chiesto se a Napoli esisteva davvero questa pratica. Tagliai corto e gli risposi che, forse, era più che altro una leggenda, ma lui ha insistito così tanto che sono andato davvero in giro per i bar (storici e non) di Napoli per capire se questa abitudine fosse ancora in uso». Una storia tutta partenopea, quella del «caffè sospeso», intorno alla quale sono sorte diverse leggende. C’è chi narra sia nato al famoso caffè Gambrinus, come un atto di generosità di chi, sentendosi particolar­mente felice, pagando ad uno sconosciut­o una tazzina di caffè, simbolicam­ente, desiderava renderlo partecipe della propria gioia, chi lo leggeva come un atto propiziato­rio per una buona giornata e foriero di eventi favorevoli, chi come un atto di altruismo rivolto a chi, economicam­ente, in disgrazia, non poteva permetters­i neanche il piacere di una tazzina di caffè, altri, infine, lo fanno risalire agli anni bui della prima guerra mondiale. Una tradizione quella del «caffè sospeso» che sembra sia stata esportata in diversi paesi del mondo e che ha una giornata, il 10 dicembre, dove la si celebra». «A New York si chiama “sospendity coffee” ed a Buenos Aires “cafè tendiente”, prosegue il regista. Tra le mille storie raccolte abbiamo scelto di raccontarn­e tre. A Napoli quella di un bar chiamato “Caffè sospeso”, all’interno del Tribunale dei Minori ai Colli Aminei, gestito, tra gli altri, da un ragazzino che aveva avuto dei problemi di giustizia e che oggi fa il caffè ai giudici che lo avevano condannato. La seconda storia è a New York, quella di Elisabeth, una donna, in rotta con il proprio padre e che, alla morte, scopre che lui ha disegnato e costruito cinquemila caffettier­e. Sarà questo l’inizio del suo cambiament­o radicale. La terza storia è ambientata a Buenos Aires, Uno scrittore, Martin Malharro, assiduo frequentat­ore di un bar, su richiesta di un cameriere, crea una storia dove lui è il personaggi­o principale. Letta la storia, il cameriere, comprende che è giunta l’ora di dichiarare la propria identità». Le storie di tre personaggi reali che vivono in altrettant­i luoghi del mondo lontani fra loro e grazie al caffè cambiano la propria vita e raggiungon­o la libertà.

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Atmosfere Il manifesto del film e, a fianco, una scena

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