Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il giorno dell’esame La vittoria che può sostenere un sogno
Ci sono partite «normali», che magari si giocano tre giorni dopo l’ultima e due prima della successiva, che possono diventare pericolose se si è concentrati su altri appuntamenti. E ci sono partite che si è costretti a giocare con qualche elemento infortunato o fuori forma, che salterebbero il match volentieri per rimettersi al meglio. Ci sono partite che contemplano scivolose trasferte, e altre contro indecifrabili squadre emergenti, arrembanti e pericolose.
Ci sono partite che costituiscono scogli improvvisi ai quali bisogna stare molto attenti, e altre che si giocano contro blasonate ma decadenti avversarie, col fascino dell’antico che richiama l’attenzione. Tutte, ma proprio tutte, valgono tre punti e per chi ha ambizioni di vertice meritano la stessa attenzione, la determinazione a vincere e il massimo della forza. È innegabile però che tra queste, tra tutte queste, c’è una partita (e una soltanto) alla quale si annette una speciale importanza da parte di tutto l’ambiente, e probabilmente dall’intera tifoseria sparsa per il mondo. Una partita che, appena intervenuto il fischio finale della precedente e spesso anche molto prima, occupa la testa e si mette di traverso lungo il corso dei pensieri per tutta la settimana, tornando continuamente nelle frasi e tra gli argomenti della vita quotidiana. La Partita, diremmo, che vale tre punti come tutte le altre, che in quanto match della quindicesima giornata non ha e non potrebbe avere nulla di decisivo nella prospettiva della vittoria finale, che non vorrà dire nulla in nessun caso; e che pure sarà in qualche modo determinante, che dirà moltissimo se non tutto in merito alla sostenibilità di un sogno, che, in un caso su tre, potrebbe aprire una vera seconda parte di stagione non solo per le due contendenti ma per l’intero torneo. Il Napoli che affronta la Juventus al San Paolo ha avuto, dopo moltissimo tempo, ben cinque giorni per preparare la sfida. Nel bunker di Castel Volturno, lontano dai clamori e dalle roventi passioni della città, Sarri e i suoi ragazzi hanno corso, pensato, riflettuto, discusso. Hanno ben chiaro che gli avversari che avranno di fronte non sono forti, sono fortissimi. A prescindere dagli acciacchi e da chi recupererà in tempo, gli Szczesny, i Rugani, i Benatia, gli Alex Sandro, i Marchisio, i Bernardeschi e i Douglas Costa sono altrettanto validi rispetto a quelli che solitamente vanno in campo. E’ la forza di chi può investire sostanze tali da tenere in panchina e addirittura in tribuna calciatori che farebbero i titolari dovunque nel mondo, e che in possesso di lauti ingaggi non si lamentano e sorridono ai fotografi in attesa del loro turno. Il Napoli, giova ricordarlo, non riesce a trattenere gli Strinic e i Zapata che con tutto il rispetto che gli è dovuto appartengono a tutt’altra categoria. Mettiamo le mani avanti, dite? I soliti napoletani piagnoni, sostenete? No. Perché noi abbiamo un allenatore che ha tradotto in gioco il sogno di ogni tifoso, uno chef che ha assemblato con gli ingredienti che aveva a disposizione una pietanza che può essere servita su tavole reali. Uno squadrone fantastico, finalmente in grado di vincere anche senza creare decine di occasioni da gol, con un equilibrio, una forza e una serenità che non vengono scalfiti dall’evidente spocchioso fastidio della generalità dei commentatori che devono rendere conto a consolidate e numerose tifoserie abituate a vincere. La scheggia impazzita del calcio italiano, l’anomalia azzurra, l’imprevedibile devastante ciclone che ha continuato in questo scorcio di stagione il meraviglioso girone di ritorno dell’anno scorso sa bene che questo è l’ostacolo più alto e rischioso, ma anche il più stimolante sulla via della gloria. Lo sanno i ragazzi, lo sanno i tecnici, lo sa ogni singolo tifoso azzurro. Una vittoria, stavolta, vale molto più di tre punti: ne vale una decina, perché vanno considerate l’autostima guadagnata e quella perduta dagli sconfitti. Un esame di maturità, insomma. Da passare a pieni voti.