Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Marco D’Amore «Soffrirò da Torino»
American Buffalo è la storia di un fallimento, ma lo sfondo non è più americano, bensì i bassi di Napoli. Marco d’Amore protagonista e regista dell’opera in scena al teatro Stabile di Torino stasera sì che vorrebbe stare in un basso di Napoli, magari davanti alla tv. «Eh sì, sarei felicissimo. La partita delle partite vista nella mia città».
D’Amore, invece le tocca Torino, la città degli «avversari».
«Dal punto di vista sportivo, sicuramente. Ma il teatro è la mia vita e sono contento della mia tournee con American Buffalo, Torino è una città bellissima. Mi farà compagnia un pezzo di Napoli».
In che senso?
«In una scena compare una foto di Maradona con la fascia da capitano».
Le basterà?
«Sono malato del Napoli e non essere allo stadio San Paolo o comunque non vedere la partita sarà una grande sofferenza. Ma ci siamo organizzati: dietro le quinte ci saranno due persone che mi faranno dei segnali di fumo per farmi capire cosa sta succedendo in campo. Mi auguro che stravinca il Napoli».
Tra tre fuochi: nella stessa sera in scena a Torino, Gomorra in tv e Napoli Juve allo stadio.
«Soffrirò ma se ho scelto il palcoscenico, un motivo ci sarà pure. Il teatro è la mia passione, la mia vita. Il mio piacere più grande».
Perché ha scelto di riscrivere American Buffalo in napoletano?
«Mamet racconta personaggi del popolo con uno slang molto duro, greve. Serviva una lingua che venisse dalla pancia e il napoletano è una grande lingua teatrale, in questo modo mi è sembrato di rispettare lo stile dell’autore».
Ciro Di Marzio o Ciro Mertens?
«Immortali tutti e due, ma stasera Dries deve farmi un grande regalo, deve farlo a tutti i grandissimi tifosi del Napoli».
A Torino abita Higuain, le potrà capitare di incontrarlo.
«Higuain chi? Di chi parla? Scherzo, ovviamente. Ma mi perdonerà se nel giorno di Napoli-Juve io non ricordi neanche lui chi sia».
Su quale calciatore azzurro punta maggiormente?
«Ho tanti amici tra i ragazzi di Sarri perché tutti, da Callejon a Koulibaly, sono grandi appassionati di Gomorra. A Zielinski, ad esempio, dico sempre che lui è un “principino”, magari stavolta farà la faccia di c...come piace a Sarri. Poi, ovviamente, confido molto in Mertens e Insigne. Vedo grande armonia nel gruppo azzurro, la chiave per vincere può essere ancora una volta il gioco».