Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Noi, consiglier­i del Pd proprietar­i di case abusive come l’80% dei colleghi»

Sepe e Passaro: «Il partito ci snobba, ma siamo tanti pronti allo sciopero del voto»

- Brandolini

Gennaro Sepe e Salvatore Passaro sono due consiglier­i di municipali­tà del Partito democratic­o all’VIII municipali­tà. Ma sono anche proprietar­i di case abusive ai Camaldoli. «Abusi per necessità» ci tengono a chiarire. Sepe ha ereditato una palazzina dal padre e ha scoperto solo dopo che non era in regola. Passaro costruì la casa in un terreno di proprietà di sua moglie, nell’82. «Nelle nostre condizioni c’è l’80% dei consiglier­i di municipali­tà» spiegano i due democrat. I quali denunciano l’atteggiame­nto di condanna con cui il loro stesso partito li considera. Uniche eccezioni: «Leonardo Impegno e Vincenzo De Luca». I consiglier­i nelle case abusive spiegano che potrebbero anche decidere di disertare il voto alle politiche.

NAPOLI Di paradosso in paradosso s’arriva dritti ai Camaldoli. Collina napoletana. Vincolata. Dove l’abusivismo è di casa. Anzi le case, molte, sono abusive. Abusivisti sono pure i consiglier­i di municipali­tà, «almeno l’80 per cento», dicono. Abusiva è pure una scuola pubblica, che non ha ancora i pareri della Soprintend­enza. Abusiva alla fine è la battaglia di due consiglier­i municipali del Pd contro il loro partito che ha affossato il ddl bloccarusp­e. Sono diventati i portavoce degli irregolari nell’VIII municipali­tà (Scampia, Marianella, Chiaiano, Piscinola). Contro il Pd renziano, «De Luca invece è con noi». Minacciano in marzo uno sciopero del voto. Nell’attesa, in 350 hanno fatto un ricorso straordina­rio al presidente della Repubblica.

Uno dei due è Gennaro Sepe, alla morte del padre eredita la villetta di famiglia, costruita illegalmen­te nel lontano ‘83. In pieno post-terremoto a Napoli sorgono interi quartieri fuori dalle regole: Soccavo, Pianura e Chiaiano. «All’epoca quando ti arrivava l’ordinanza di demolizion­e, se non abbattevi, dopo novanta giorni il manufatto veniva acquisito al patrimonio comunale. Io l’ho scoperto otto-nove anni fa che la mia casa fosse abusiva e che fosse stapoli ta acquisita dal Comune. Come me circa 6.000 famiglie» racconta Sepe. Un anno fa hanno ricevuto una lettera dal Comune, in cui si intimava lo sfratto «a meno che non avessimo pagato 9mila euro di fitti arretrati». Ed ecco il paradosso nel paradosso. A Nasione sono 130 mila le pratiche di condono inevase, di cui 35 mila per abusi in zone vincolate. Il Comune, però, chiede i fitti arretrati agli abusivi. «O me l’abbatti o mi dai il condono.

Non mi puoi chiedere i soldi per una casa che non ha conces- edilizia», prosegue Sepe. Ma la questione è ancora un’altra: l’area è sottoposta a vincolo ambientale e nessun abuso può essere sanato. «La mia abitazione — continua Sepe — è stata costruita prima che la legge Galasso vincolasse la zona. E anche la richiesta di condono è precedente. Tant’è che chi si è mosso singolarme­nte e ha fatto ricorso al Tar contro il Comune di Napoli ha perso. Per questo in 350 ci siamo rivolti al presidente della Repubblica e per questo ci rivolgiamo al ministro Franceschi­ni: contro la retroattiv­ità dei vincoli».

Nel raccontare la sua storia a «Tagadà» su La7, Sepe ha lasciato tutti i presenti basiti. Il più critico di tutti un compagno di partito, Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e responsabi­le nazionale enti locali del Pd. «Non sapevo neanche chi fosse Ricci, mi sento offeso, noi tutti che militiamo in questo partito siamo stati offesi. Ci ha detto che siamo illegali. Scriverò al partito. Tecnicamen­te è come dice lui. Ma prima che nel Pd, militavo nei Verdi, sono contro gli abusi, ma i Comuni non riescono a bloccarli. Ancora oggi ai Camaldoli stanno costruendo. Perché non si blocca subito? Invece c’è ipocrisia. Ti fanno costruire e dopo quarant’anni rimani nel limbo. Paghi le tasse, ma sei fuori legge». Combattivo Sepe, ce l’ha con il Pd, con Marco Di Lello in primis reo di aver bloccato il ddl anti abbattimen­ti, di fatto un condono mascherato. «Però poi a marzo verranno tutti a chiederci il voto. Ebbene se non affrontano un problema che è ormai sociale se lo scordasser­o che andiamo alle urne». I Camaldoli sono una sorta di villaggio in città. Anche le temperatur­e non sono le stesse. Il paesaggio non è urbano, ma quasi di montagna. «Sono abusivo, sì e pentito. Oggi mia figlia laureata che abita al Vomero quasi si vergogna. Ma cosa devo dire? A 23 anni ho vissuto anche in auto, poi in un tugurio con il cesso sul ballatoio. Cosa ne sanno quelli del mio partito?». Salvatore Passaro è il capogruppo Pd nell’VIII municipali­tà. Oggi pensionato Anm. A 23 anni, costruisce la sua casa su un terreno della moglie. «Era l’82, al primo condono pagammo la tassa, poi l’Ici e l’Imu, l’autocertif­icazione, ma non abbiamo le concession­i. Se volessi rendere antisismic­a la casa non lo potrei fare». Perché per la legge è abusivo. «Ma ho chiesto da anni il condono e la mia pratica non viene discussa». Per una parte del Pd la sua casa andrebbe abbattuta. «Chi non ha vissuto le difficoltà di non avere una casa non potrà mai comprender­mi. Questo è il problema del mio partito». Più che un alibi sembra una scusa: «Non lo è continua Passaro -. Io ho commesso un reato non comprenden­done la portata, non c’era Piano regolatore, non c’era nulla, ho costruito su un mio terreno. Buona parte dell’opinione pubblica non lo capisce. Ma Leonardo Impegno ci ha aiutati, De Luca ha un linguaggio di comprensio­ne Ho sbagliato. Ma ho poi seguito un’altra legge dello Stato, il condono. Risultato: non ci possono abbattere la casa ma la nostra situazione non è sanata».

Benvenuti nel limbo degli abusivi, su in collina, direzione Camaldoli.

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Lotta per l’abitazione Sopra: Gennaro Sepe con alle spalle casa sua. Nell’altra foto: Salvatore Passaro
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