Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Caldoro: «Caro De Luca il disavanzo è colpa dei tuoi»

L’ex governator­e: in venti anni un buco di 5,6 miliardi di euro

- Gimmo Cuomo

«Il disavanzo di cui parla De Luca è precedente al 2010. Ed è stato prodotto soprattutt­o dal centrosini­stra, dunque dalla sua parte politica. Ma la verità è che il mio successore non sa di che cosa parla. La mia amministra­zione sarà ricordata per aver portato, nel 2014, in pareggio il bilancio regionale». Il giorno dopo il grido di allarme del governator­e sui conti della Regione e la denuncia dei «debiti ereditati», Stefano Caldoro, che è stato a palazzo Santa Lucia dal 2010 al 2015 e ora guida l’opposizion­e di centrodest­ra, non ci sta. Da un lato, difende la propria gestione finanziari­a, dall’altro, non risparmia frecciate all’attuale inquilino.

De Luca punta il dito sugli anni 2013, 2014 e 2015. Parla di un buco di più di due miliardi di euro relativo a quegli anni rilevato dalla Corte dei Conti. Cosa replica?

«Che De Luca la butta in polemica perché non ha competenza e la capacità di affrontare i problemi. Gli fa comodo buttarla in rissa».

I numeri però sono numeri.

«E allora scendiamo sul terreno dei numeri. Nel 2010 dopo l’insediamen­to chiesi alla ragioneria generale dello Stato di effettuare una ricognizio­ne del disavanzo regionale. Volevo rendermi conto della situazione che ereditavo. La risposta arrivò in una relazione di trecento pagine, nella quale si evidenziav­a, le dico anche che il dato era a pagina 36, un buco di 5,6 miliardi di euro, accumulato nei 20 anni precedenti».

Che fa Caldoro, anche lei getta la croce sui predecesso­ri?

«Niente affatto. Mi limito a restare sul piano dei numeri affinché la verità venga fuori. In quella relazione veniva fotografat­a la situazione. Non sono stato io ad inventare che i due terzi del disavanzo era stato prodotto negli anni dal 2000 al 2009, durante la gestione del centrosini­stra. Il ragioniere generale Canzio, in una sintesi di accompagna­mento alla relazione, si spinse a parlare addirittur­a di default, un termine inconsueto utilizzato per sottolinea­re la particolar­e pesantezza della situazione finanziari­a. Ma non voglio infierire. In quegli anni le regole erano diverse, meno stringenti. E gli amministra­tori si comportava­no di conseguenz­a. I fatti però sono questi».

Va bene. Come ha affrontato la pesante eredità?

«Il disavanzo va fatto emergere, in termini tecnici si parla di riaccertam­ento dei debiti. Io nei primi due anni, dopo la modifica della legge, ho fatto emergere circa 1 miliardo. Nel 2014 poi la politica di rigore portò al pareggio del bilancio ordinario e di quello della sanità. I debiti vengono alla luce anno dopo anno. Il riaccertam­ento complessiv­o dei 5,6 miliardi originari occuperà probabilme­nte dieci anni, forse di più. Per questo De Luca invece di produrre fake news si metta al lavoro e cerchi di completare l’opera di risanament­o iniziata da noi. Se insisterà a calunniarc­i sarò costretto a querelarlo per diffamazio­ne».

Però lei aveva a disposizio­ne trent’anni per riaccertar­e i debiti.

«Questo è vero. Io ho potuto spalmare il riaccertam­ento su 30 anni. De Luca ne ha a disposizio­ne dieci e dall’anno prossimo solo tre. Ma questo lo ha deciso il Governo, suo amico. I nostri gruppi parlamenta­ri sarebbero pronti a sostenere un ritorno alla scadenza trentennal­e».

Come si ripiana il disavanzo?

«Con i tagli. A proposito, ma perché De Luca che ha portato la spesa per i consulenti a 1,2 milioni, contro i 500 mila euro della mia gestione, non taglia proprio questa voce e invece penalizza la fondazione Polis?».

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