Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Diktat al sindaco: la movida chiude
Bar e ristoranti pronti alla serrata: «L’ordinanza è irricevibile, deve essere subito ritirata»
«Questa ordinanza non ci piace. È un rimedio amministrativo irricevibile che va oltre le leggi dello Sta- to». Pasquale Russo, direttore di Confcommercio Na- poli va dritto al punto e mette sotto accusa il documento licenziato da Palazzo San Giacomo che da qua- si tre settimane «governa» il nuovo corso dei locali notturni. Una ordinanza che, se non dovesse essere revocata, sarà duramente osteggiata. Fino alla serrata.
NAPOLI «Questa ordinanza non ci piace. È un rimedio amministrativo irricevibile che va oltre le leggi dello Stato». Pasquale Russo, direttore di Confcommercio Napoli va dritto al punto e mette sotto accusa il documento licenziato da Palazzo San Giacomo che da quasi tre settimane «governa» il nuovo corso dei locali notturni. Una ordinanza che, se non dovesse essere revocata, sarà duramente osteggiata. Confcommercio presenta la sezione Notte dei pubblici esercizi, che sarà presieduta da Fabrizio Caliendo. Mentre è Aldo Maccaroni, presidente dell’associazione di via Aniello Falcone, a spiegare le modalità della protesta e ad annunciare la serrata dei locali notturni. Un gesto destinato a segnare una rottura nel dialogo — in realtà mai veramente avviato — fra Comune, gestori dei locali e residenti.
La notte a Napoli, racconta Russo, ruota intorno a 500 attività e crea un fatturato di 75 milioni all’anno, impiegando 1.500 addetti. «È assurdo che si metta in discussione questo valore per Napoli — incalza — tutti sanno che le attività turistiche da sole non bastano per portare gente. Noi non siamo il problema, ma una opportunità. Trattarci in questo modo equivale a dire che per risolvere il problema del racket si chiudono i negozi».
«Notti napoletane» invoca attenzione da un’amministrazione che in realtà aveva già fatto un passo avanti verso i commercianti after six, garantendo l’istituzione di un assessorato alla notte, che avrebbe fatto capo direttamente al sindaco. «Era lo scorso 3 marzo e da allora nulla è successo. Se siamo arrabbiati con de Magistris? Moltissimo» ammettono Russo e Maccaroni, che facendo riferimento alla richiesta dei residenti di Chiaia precisa: «Se intendono chiuderci il 24 dicembre, dovranno farlo prima per le botteghe di San Gregorio Armeno. La proposta dei residenti è assurda, ma anche una ordinanza che sta spostando i nostri clienti in altre zone non è per nulla condivisibile».
L’appello al sindaco e all’amministrazione è sostanzialmente uno: adottare misure a sostegno della notte napoletana. Istituzione, dunque, di navette che possano collegare i parcheggi alle aree della movida (come accade in via Aniello Falcone per alcuni bar), l’apertura della funicolare di notte e la pianificazione di attività che possano sostenere una città viva sulle 24 ore.
L’ordinanza è una sconfitta per tutti, secondo i commercianti. «Ed è ora di finirla con le logiche di lobby in determinate zone — ricorda Maccaroni —. E i baretti, che neanche ci piace vengano chiamati così, non possono diventare materia intorno alla quale costruire campagne elettorali».
Filippo Boccoli, leader del Comitato Chiaia, fra le promesse disattese ricorda quella relativa alla navetta B, «che avrebbe dovuto collegare Bagnoli e Bellini dalle 22 alle 5 con il nostro diretto contributo», e sottolinea la sola adozione di iniziative di militarizzazione e atti di emergenzialità.
«La movida è un conto, i fenomeni criminali sono altra storia — conclude Russo —. Aver recuperato tanti pezzi della città in maniera allegra di notte ha consentito che Napoli venisse sottratta proprio alla criminalità e al prodursi di fenomeni di delinquenza: dove ci sono luci e tavolini c’è sicurezza. La città e gli spazi lasciati al buio diventano terra di nessuno. Le regole e gli investimenti sono scelte che deve fare il Comune, non tocca a noi che siamo tuttavia disponibili a collaborare e a fornire indicazioni sulla base delle nostre esperienze per uscire da quella che chiamiamo MalaNotte. I banditi distruggono anche il nostro lavoro, non danno solo fastidio alla gente che abita nei diversi quartieri di Napoli. E noi siamo motori di una energia sana e in crescita».
I numeri Impieghiamo 1.500 addetti e creiamo un fatturato di 75 milioni l’anno, assurdo mettere in discussione questo valore per Napoli