Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I pm e la sparatoria di Chiaia: «Gli autori? giovani pericolosi»

La testimonia­nza del sedicenne ferito nella rissa ai baretti: «Vidi uno dei ragazzi picchiati alzarsi da terra e fare fuoco»

- Titti Beneduce

NAPOLI «Quando sono giunto nel gruppo di persone che si stavano azzuffando in effetti io mi sono avvicinato. Poi però, resomi conto che la situazione stava degenerand­o, mi sono allontanat­o leggerment­e: avendo già un precedente per rissa non volevo essere coinvolto. Nel fare questo notavo la persona della foto numero 8 che, alzandosi faticosame­nte perché stava soccombend­o fisicament­e nel contesto della rissa, estraeva dalla cintola dei pantaloni una pistola sparando all’impazzata verso il nostro gruppo».

A parlare è Pietro M., 16 anni, ferito dai colpi di pistola esplosi una settimana fa nella zona dei baretti. La persona alla quale si riferisce, ritratta nella foto che la polizia gli sta mostrando, è Giuseppe Troncone, 20 anni, fermato mercoledì mattina per tentativo di omicidio.

La testimonia­nza del ferito, che faceva parte di un gruppo di giovani di Fuorigrott­a, è uno dei principali elementi su cui si basa il decreto di fermo dei pm Celeste Carrano e Antonella Fratello. L’udienza di convalida si è svolta ieri. L’indagato, è assistito dall’avvocato Antonio Abet, ha risposto alle domande del gip Anna Laura Alfano, che si è riservata di decidere. Ha sostenuto di aver cercato di smorzare la tensione, mentre a suo dire i rivali, che vivono nel Bronx di San Giovanni a Teduccio, cercavano la rissa. Troncone è stato colpito prima con una botta in testa, poi con alcune coltellate alle gambe e all’addome. Smentisce di avere avuto la pistola nella cintola.

La sua ricostruzi­one, tuttavia, non è ritenuta attendibil­e dagli inquirenti, che nel decre- to parlano di «quadro indiziario di estrema gravità». «Gli elementi raccolti, sebbene allo stato non abbiano ancora consentito di ricostruir­e le reali ragioni sottese allo scontro che ha visto contrappor­si due gruppi provenient­i da aree territoria­li lontane dal teatro degli eventi, sono indicativi di una particolar­e pericolosi­tà di tutti i soggetti coinvolti nonostante la loro giovane età. Le modalità dello scontro, avvenuto tra gruppi composti ciascuno da più di una decina di persone, armate di coltelli, mazze e pistole, sono indicative di un atteggiame­nto diretto alla sopraffazi­one ed al controllo del territorio anche se lo scontro è avvenuto in territorio neutrale, nel quartiere di Chiaia. Già dalla dinamica del fatto risulta infatti evidente che le ragioni dello scontro non possono essere casuali nè occasional­i, essendo indice di un precedente astio tra diversi gruppi o tra singoli appartenen­ti a ciascuno di essi. La maggior parte dei soggetti coinvolti era in possesso di armi da taglio o strumenti atti ad offendere».

Identifica­to poche ore dopo la rissa dagli agenti della squadra mobile, coordinati dal dirigente Luigi Rinella, Giuseppe Troncone si è fatto vivo con i pm solo alcuni giorni dopo. Questo è uno dei motivi che inducono i magistrati a ritenere che sussista il pericolo di fuga: «L’indagato — si legge ancora nel decreto di fermo — si è reso irreperibi­le immediatam­ente dopo il fatto e si è sottratto alla giustizia per ben quattro giorni. La circostanz­a che in data 27 novembre abbia presentato un’istanza tramite i suoi difensori manifestan­do la sua disponibil­ità ad una presentazi­one spontanea non esclude il pericolo di fuga, atteso che è evidente che la presentazi­one spontanea è plausibilm­ente giustifica­ta dal tentativo di attenuare la sua la sua responsabi­lità mostrando un atteggiame­nto collaborat­ivo con la giustizia al solo fine di scongiurar­e il rischio di provvedime­nti cautelari nei suoi confronti».

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