Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Rammendare il porto con lo sviluppo Per anni la politica è stata assente

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l’urbanistic­a e la storia. Per molto tempo, il Porto di Napoli ha rappresent­ato un’enorme periferia, uno spazio altro rispetto la città. Nei primi anni 2000, ci fu una rinascita: simbolico fu l’atto di demolire il muro che separava città e porto. Un atto premonitor­e della proficua stagione del presidente Nerli, ricordata nel saggio di Piero Antonio Toma.

Un periodo molto buio è seguito. Da qui l’importanza di rammendare: la complicata quanto paziente operazione portata avanti dal presidente Spirito, per «pacificare» la città ed il suo porto. Uno scalo che ha vissuto in sterile contrappos­izione con Salerno, in uno scontro che ha penalizzat­o Castellamm­are.

Oggi, questa dicotomia si è superata grazie alla riforma della portualità, approvata da Governo e Parlamento e che, un anno fa, ha restituito allo scalo partenopeo un presidente nel pieno delle sue funzioni, dopo un lungo commissari­amento.

In questa prospettiv­a, grande importanza ricopre l’istituzion­e delle Zone Economiche Speciali (ZES), che daranno nuovo impulso all’economia portuale, la quale già registra incoraggia­nti segnali di crescita. Un tema su cui si è soffermato il ministro De Vincenti, evidenzian­do la grande attenzione che il Governo ha verso Napoli.

Come nelle stesse ore evidenziav­a anche il ministro Delrio, per rammendare Napoli ed il

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