Corriere del Mezzogiorno (Campania)

De Giovanni: «Panchina corta Ma Sarri è diventato monocorde»

Biagio de Giovanni: la Juve ha due squadre, ma i nostri Rog e Ounas non giocano mai

- Di Paolo Cuozzo

Il filosofo Biagio de Giovanni fa innanzitut­to una premessa: «É la sola sconfitta contro una squadra, la Juve, che invece ne ha già perse due. Niente drammi e catastrofi­smi, il Napoli è ancora primo»: Poi, però, qualcosa da imputare all’allenatore. « É vero che il Napoli non è la Juventus, che ha due squadre, ma l’allenatore fa giocare sempre gli stessi giocatori. E quando viene meno un tassello salta tutto». Conviene, de Giovanni, che le cosiddette «riserve» azzurre non sono comunque paragonabi­li a quelle degli avversari. Ma insiste: «Mi chedo ogni volta perchè mai i nostri Rog, Ounas, Giaccherin­i e lo stesso Maksimovic, costato fior di milioni, non si vedono mai in campo o soltanto per qualche minuto. Sarri è monocorde e questo, secondo me non giova».

NAPOLI Il filosofo Biagio de Giovanni, tifoso azzurro, nel «processo» del giorno dopo al Napoli individua tre punti nevralgici: la poca disponibil­ità di Sarri «a sfruttare di più la rosa»; la società, «che ha fatto e fa grandi cose, non è forte come Juve e Inter, è più garibaldin­a»; eppoi, che «la qualità dei panchinari non all’altezza dei titolari, almeno a vedere le scelte dell’allenatore». Anche se fa una premessa: «Si tratta comunque di una sola partita persa contro una squadra, la Juve, che invece finora ne aveva già perse due. E comunque, il Napoli è ancora primo. Ciò per evitare di farsi travolgere da catastrofi­smi».

Premesso ciò, cosa non ha funzionato contro la Juve?

«Molte cose. Anche se io partirei comunque dalla perdita di Ghoulam: il Napoli a sinistra non gioca più e Mario Rui non è Ghoulam». Questa è una. Poi? «Non ci sono alternativ­e. E in un gioco stilizzato come quello di Sarri, questo è un gran problema. Il Napoli non è la Juve, che ha due squadre. Il Napoli ne ha una. Ma l’allenatore fa giocare sempre gli stessi. E quando viene meno un tassello salta tutto».

Questa è l’analisi che fa lo stesso Sarri.

«Sì. Ma c’è però una terza spiegazion­e, che è più generale: contro le grandi squadre affrontate finora, Manchester City, Inter e Juventus, il Napoli non ha vinto».

Questo cosa indica?

«Che non ha ancora l’autoconvin­zione di essere una grande squadra. Basti vedere con quanta timidezza ha cominciato a giocare contro la Juve».

Il progetto di Sarri si basa però su questa rosa.

«Ma rischia però di essere un progetto a perdere se l’allenatore non vede alternativ­e in rosa. Ma dico: l’abbiamo visto Douglas Costa? Ecco, la Juve è andata dal Bayern e l’ha pagato 46 milioni».

Ma è chiaro che i fatturati non sono gli stessi.

«Per questo dico che poi per spiegare certe dinamiche interviene il fatto che la società non è né la Juve né l’Inter ma è più garibaldin­a. E questo fa parte della questione Meridional­e che c’è anche nel calcio, con un Nord più facoltoso del Sud. Sebbene De Laurentiis abbia fatto grandi cose ed è un esempio per molti».

Ma Sarri poteva cambiare qualcosa?

«Sarri non cambia. Lo stile del suo gioco è questo. Anche se non si capisce perché Ounas, Giaccherin­i, Rog giochino sempre così poco. Invece Hamsik e Callejon, grandi campioni ma ora non in forma, giochino sempre». E la difesa? «Anche in questo caso: perché spendere 25 milioni per Maksimovic e non farlo giocare mai? E perché tenere fuori Chiriches, che veniva da due ottime gare, e rimettere Albiol che contro la Juve sembrava non esserci?».

Atteso che Sarri non cambia giocatori, potrebbe cambiare modulo se alcuni in campo hanno un po’ il fiato corto?

«Capisco che Sarri non cambi perché così ha vinto. Del resto il suo gioco è splendido. Ma qualcosa, per un po’, deve cambiare. Mertens, che non è Higuain, è stanchissi­mo e deve riposare: da un mese non fa più uno scatto e il suo gioco è basato tutto su questo. E se non supera l’avversario nei due metri, sparisce».

Mercoledì c’è la Champions?

«Mi interessa ma non penso sia così importante. Dal prossimo campionato andranno quattro squadre in Champions. E il Napoli comunque ci sarà».

Sul club La società ha fatto e farà ancora grandi cose, non è forte come Juventus e Inter, ma è più garibaldin­a

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