Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Elezioni, Confindustria in campo
«Mobilitazione» degli imprenditori: in Italia fatti passi avanti, eppure non basta. E il Sud resta indietro Mercoledì convention a Napoli: obiettivo costruire l’agenda per il nuovo governo
Se un anno fa Confindustria si era apertamente, e secondo taluni frettolosamente, schierata con l’allora premier Renzi nella campagna referendaria, stavolta l’associazione guidata da Vincenzo Boccia ha deciso di prepararsi per tempo alle elezioni politiche. Con un tour che passa anche da Napoli.
Se un anno fa Confindustria si era apertamente, e secondo taluni frettolosamente, schierata con l’allora premier Matteo Renzi nella campagna referendaria (il cui esito poi determinò le dimissioni dello stesso inquilino di Palazzo Chigi), stavolta l’associazione guidata da Vincenzo Boccia — che di recente, come ha scritto alcuni giorni fa Tommaso Labate sul Corriere della
Sera, è stato anche in visita ad Arcore, da Silvio Berlusconi — ha deciso di prepararsi per tempo alle elezioni politiche. Dedicando le Assise Generali
2018 in programma il 16 febbraio, a Veronafiere, proprio alla sintesi di un percorso di confronto in cui tutti gli industriali «sono chiamati ad avanzare in prima persona proposte concrete di sviluppo e di crescita, individuando le priorità per le imprese e per il Paese». L’obiettivo di questa «mobilitazione» è evidente: proporre un’agenda economica al Governo; più precisamente l’Esecutivo che sarà scelto dopo le urne. Un chiaro quanto importante ritorno al protagonismo. Anche per quanto riguarda il Mezzogiorno d’Italia e le strategie ad esso dedicate.
Le pre-assise
Prima dell’appuntamento scaligero sono state calendarizzate dieci tappe di avvicinamento. C’è anche Napoli: il 6 dicembre (ore 14,30 presso il polo universitario di San Giovani a Teduccio).
Quello che va
Ai piani alti di viale dell’Astronomia è stato predisposto un documento destinato a rappresentare la base della discussione. Un testo di 18 pagine che si apre con un elenco di azioni positive ascrivibili (an- che) all’Esecutivo: «L’Italia non è all’anno zero — scrive Confindustria —. Ha superato la grande crisi finanziaria globale senza incorrere in aiuti esterni, a differenza di Spagna, Ungheria, Cipro, Portogallo, Grecia, Irlanda, Lettonia, Romania. Ha limitato il sostegno al sistema finanziario nazionale rispetto a quanto fatto da Spagna, Olanda, Germania, Irlanda, Francia , Regno Unito». E ancora: «È cresciuta la vocazione delle imprese a espandersi su mercati esteri: l’Italia è la settima economia del mondo in termini di export manifatturiero. Le esportazioni in beni e servizi rappresentano complessivamente più del 30% del Pil (era il 28,6% nel 2012)». E non è finita: sono state «condotte riforme per ammodernare il Paese». Tutto bene? No. E infatti arriva un eloquente subito dopo un eloquente «ma non basta».
L’Italia non è all’anno zero. Ma quanto è stato fatto non basta. Il Paese è ancora troppo complicato e il divario territoriale tra Nord e Sud persiste
Quello che non va
Secondo Confindustria «l’alto debito pubblico rappresenta un freno alla crescita ed è necessario assicurare una lenta ma graduale riduzione. Il Paese è ancora troppo complicato e poco efficiente rendendo più difficoltoso che in altri paesi sviluppare idee innovative e assumersi il rischio». Mica roba da poco... E guardando al Sud: «Il divario territoriale esiste, e persiste nel tempo». I rischi
Per l’associazione di viale dell’Astronomia «siamo a un bivio storico. Se nel 2011 l’obiettivo era sopravvivere alla grande recessione, nel 2018 abbiamo davanti due opzioni: tornare rapidamente indietro, senza che questa volta si attivi una rete di protezione, o andare avanti e aspirare a di ventare campioni del mondo». Tornare indietro «è un rischio concreto: l’incertezza globale è massima, gli Stati Uniti stanno
Tra le cose positive che non vanno rimesse in discussione c’è il jobs act Bisogna decidere se si vuole giocare la partita con la Germania o con il Venezuela
abdicando a un ruolo di leadership, l’Europa è in cerca di una direzione, l’Italia è in cammino ma non è chiaro quale sarà la direzione e la velocità di marcia nei prossimi mesi e anni. Con pochi, erronei, passi, di venterebbe presto l’anello debole mondiale». Viceversa , «con alcune mosse corrette da par te delle imprese, della politica nazionale, dell’Europa, l’Italia potrebbe rafforzare la sua leadership. Bisogna decidere se si vuole giocare la partita con la Germania o con i l Venezuela». Efficienza in 8 punti
Ma come si costruisce un Paese «più semplice ed efficiente»? Confindustria ha già individuato otto punti essenziali. Per prima cosa non si deve «smontare quanto di buono fatto finora e che ha avuto effetti positivi sull’economia reale: dal jobs act a industri a 4.0». Certezza e «stabilità delle norme sono precondizione per gli investimenti». Poi, l’associazione presieduta da Boccia sollecita una battaglia contro la corruzione; una crociata basata sull’eliminazione delle «procedure e degli adempimenti inutili». Chiedendo al tempo stesso di contrastare l’evasione fiscale «facendo un uso intelligente della telematica e aiutando le imprese in difficoltà a emergere, con rateizzazioni lunghe». Inoltre, gli imprenditori continuano a credere alle liberalizzazioni, mettendole al centro della loro agenda, proponendo pure di «riprendere alcuni aspetti della riforma costituzionale per risolvere le sovrapposizioni tra i diversi livelli di governo (Europa , Stato, Regioni, Province, Comuni, Municipi, Comunità montane...), riaffermando la centralità nazionale di materie cruciali per l’attività di impresa» .