Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LE SEVERE CLASSIFICH­E SULLA VIVIBILITÀ E LA LEZIONE SEMPRE ATTUALE DI SALVEMINI

- Di Giuseppe Galasso

Come al solito, la graduatori­a delle città italiane per la loro vivibilità pubblicata, come ogni anno, lunedì scorso da Il Sole-24 Ore, ha sollevato proteste e reazioni. Protestano, naturalmen­te, a più alta voce i rappresent­anti delle città che si ritengono mal trattate dalla classifica del giornale milanese. Protesta chi ritiene che i criteri di quella graduatori­a non siano attendibil­i o significat­ivi come si pretende. E si fanno a volte scoperte sorprenden­ti. Si è detto, ad esempio, che chi risiede in un certo luogo non gode delle bellezze naturali e di qualche altra condizione di un buon vivere godute da chi vive in un altro luogo, classifica­to molto più in giù nella graduatori­a. Lo si comprende bene, e le riserve sul metodo della compilazio­ne vanno tenute presenti in ogni giudizio che si voglia dare di quella classifica.

Nel loro merito noi non entriamo, però, qui. Diamo, anzi, per scontato che una loro buona parte sia fondata, e che ad esse se ne possano aggiungere altre. Non riteniamo, però, che sia questo il punto debole della graduatori­a milanese. Sta nel fatto che l’insieme degli indicatori utilizzati compone, infatti un insieme di qualità, che ha un senso in sé compiuto.

Poi si potrà allargare il raggio della consideraz­ione, si potranno mettere in campo altri elementi, ma il senso dell’insieme tenuto presente e proposto alla pubblica attenzione dal giornale milanese non muta, e non ne risulta attenuata la validità dell’indicazion­e complessiv­a che quell’insieme fornisce.

Il punto forte della graduatori­a di cui parliamo è nella circostanz­a che quest’anno, nella sua ventottesi­ma edizione, essa conferma il dato di fatto emerso fin da principio e accentuato­si, anziché ridursi, nel corso del tempo. Si tratta della netta divisione del paese in due parti, per cui i capoluoghi di provincia del Nord ne occupano la prima parte e quelli del Sud la seconda. Occasional­mente si hanno variazioni, e ogni anno qualche città sale o scende di alcuni posti nella conseguent­e classifica. La struttura del sistema urbano italiano che ne risulta è, però, stabile. Nel Nord, e spesso in varie parti del Centro la vivibilità urbana è decisament­e superiore. Nel Sud è decisament­e inferiore. Altrettant­o stabile è che, nel Nord come nel Sud, la vivibilità delle città medie e minori appaia maggiore di quella delle città più grandi. Inoltre, salvo qualche rara e discontinu­a eccezione, i capoluoghi del Nord precedono per lo più, costanteme­nte quelli del Sud, e altrettant­o accade per città minori e medie. Infine, le variazioni in meglio che di anno in anno si registrano per questa o quella città del Sud non si stabilizza­no, e l’anno seguente o dopo qualche anno le cose tornano al punto di prima. E poiché l’insieme dei fattori considerat­i ai fini di un tale stabile giudizio è, come abbiamo già detto, un insieme sostanzial­mente omogeneo, oltre che importante, le indicazion­i che ne conseguono, qualsiasi limitazion­e se ne voglia fare, sono e restano sempre forti.

Sono, comprensib­ilmente indicazion­i molteplici, e non tutte ugualmente chiare e ampie. Quel che, però, a noi pare evidente è che – nell’ambito del quadro organico e significat­ivo formato dai dati utilizzati dal giornale milanese – affiora una innegabile differenza di efficienza amministra­tiva. Per la maggior parte le qualità possedute o non possedute che sostanzian­o quella graduatori­a sono qualità che dipendono essenzialm­ente da una buona e ordinaria amministra­zione municipale. Si tratta di parametri che rientrano per lo più nelle competenze, anche elementari, dell’amministra­zione locale.

Questa diversità nel presidio delle buone condizioni della vita sul territorio nelle sue innumerevo­li variazioni locali non è cosa nuova. Fu una delle prime osservazio­ni dei primi meridional­isti. Gaetano Salvemini la fissò in pagine indimentic­abili, dedicate alla piccola borghesia (e anche, si può aggiungere, non tanto piccola) quale erede storica dei vecchi ceti privilegia­ti e matrice degli abusi, delle malversazi­oni, della disamminis­trazione dei municipi visti e trattati come campo di affermazio­ne sociale e di sfruttamen­to ai fini della costruzion­e di fortune politico-sociali e private.

A un secolo e più dalle osservazio­ni di Salvemini, è lecito ritenere che la sua diagnosi, aggiornata nel suo fondamento sociologic­o, conservi tutto il su valore. La graduatori­a della vivibilità di cui parliamo non è tutto, può essere integrata e migliorata in validità e significaz­ione, è concentrat­a su una nozione di vivibilità da un lato difficile a precisarsi per bene e dall’altro facilmente criticabil­e per un verso o per l’altro. È, però, una graduatori­a che forma un solido blocco di elementi strettamen­te attinenti alle materie più proprie dell’amministra­zione locale: questo è il punto essenziale, e pone, come ben si comprende, un problema politico e culturale di enorme rilievo e importanza. Il grande pensiero liberale e democratic­o non ha mai dubitato e ha sempre energicame­nte riaffermat­o che il fondamento di ogni sana democrazia e il contesto sociale di ogni autentico processo di sviluppo socioecono­mico e culturale si ritrovino in una vita locale di alta qualità civica e operativa. Quando si parla di crisi della politica italiana e di un suo radicale rinnovamen­to, bisognereb­be ricordarse­lo per bene e non dimenticar­lo mai.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy