Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Maradona ai raggi X al museo dei folli Vittorio Sgarbi: «È Caravaggio»
NAPOLI L’azzardo kitsch, che strizza l’occhio a Napoli (accanto alla moto di Agostino ‘o pazzo parcheggiata in mezzo ad una delle sale espositive) è che l’intenso Museo della Follia include, tra pittori, scultori e poeti matti, anche Diego Armando Maradona, artista del pallone, celebrato con due opere di Inzerillo e Lucchesi, la prima decisamente feticista, la seconda (che racconta i migliori goal della storia calcistica nei particolari anatomici, addirittura ai raggi x) pure, ma con ironia. Pazzo anche lui? O lo sono i suoi fans? Secondo Sgarbi che mette el Pibe in relazione con nientemeno che Michelangelo Merisi, «non esiste un capolavoro indiscusso come non esiste un genio indiscusso. Fino a Caravaggio la vita di artisti anche immensi come Leonardo o Michelangelo è inferiore all’opera. Con lui la vita diventa arte. Come in Maradona. In entrambi l’esistenza passa per un abisso che non santifica. Non è una forzatura. I volti di Caravaggio sono i ragazzi di vita, delle strade, delle periferie dell’umanità. Le sue opere mostrano al contempo dolore e divino, luce e buio, peccato e redenzione. Maradona è il Caravaggio del Novecento. E io lo porto in un museo». Eh si che una attribuzione a Caravaggio quanto meno argomentabile fu accompagnata (suo malgrado) proprio da Sgarbi qui alla Pietrasanta ad uno scorso evento. Invece alla nuova presentazione alla basilica dei Tribunali, il professor Sgarbi, tra gli altri, era accompagnato dal direttore del Madre Andrea Viliani, molto apprezzato il suo intervento dallo stesso ospite: «Napoli, diceva La Capria è l’unica città antica non ancora scomparsa e va studiata e trattata col massimo rispetto, sino ad ora non è mai diventata città museo. E il museo intanto si è abituato male alle trovate provocatorie alla Duchamp, va recuperato nel rigore dell’istituzione». Scevra da eccessive duchampate è appunto la bella mostra dei folli allestita alla Pietrasanta, due volte intensa, specialmente nelle testimonianze dagli archivi degli Opg o ex manicomi rimontate in un allestimento geniale con l’effetto di un pugno sul cuore. Il percorso introdotto dalla Merini rapisce con Goya, Bacon, Wildt, Ligabue, Signorini, Inzerillo, Silvestro Lega, Sandri, Zinelli, Venturi, Arrivabene e altri.