Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Felicori: «Nel degrado il bagno di Maria Carolina»
La provocazione del direttore della Reggia sul sito di San Leucio: «A me la gestione con Carditello»
da Pina Picierno sulla collina di San Leucio tiene una lezione-talk. Il sito, gestito dal Comune, è di disarmante bellezza. Peccato che oltre a un museo storico delle sete e alcuni arredi reali prestati proprio dal direttore Felicori, sia una struttura vuota. E il bagno di Maria Carolina, un unicum, stia andando in malora. Gli affreschi di Philipp Hackert siano ormai quasi tutti compromessi. L’umidità li ha letteralmente mangiati. Se ne salva solo uno, nell’angolo meno esposto. «È un peccato. Più volte ho detto provocatoriamente, fatelo gestire a me, con la Reggia e anche Carditello — prosegue Felicori —. La riforma è valida, ma è una rivoluzione a metà. La prossima tappa è rendere autonomi tutti i musei di una certa taglia. I più piccoli, invece, vanno aggregati per area o materia. La Reggia con i siti borbonici, il meraviglioso e sconosciuto museo di Teano con l’archeologico». Per il manager bolognese ormai trapiantato a Caserta, la riforma Franceschini è fondamentale perché «rappresenta un cambio di mentalità. E dico di più: andrebbe estesa a tutte le cariche statali. Perché un bravo architetto comunale non può ambire a fare il soprintendente? I posti apicali dello Stato devono aprirsi al mercato del lavoro. Così come l’aristocrazia è morta perché si sposavano tra di loro, così questo immobilismo fa morire le istituzioni». Di certo non difetta in schiettezza. «Se la Reggia fosse autonoma davvero lunedì potrei assumere almeno 30 ragazzi. La cultura in Italia è vissuta come costo perché è imbrigliata. Altrimenti sarebbe una vera opportunità». E sulle domeniche gratis spiega: «L’ho detto a Franceschini, ne farei anche di più, purché in bassa stagione». Il suo bilancio di questi primi due anni non è solo positivo. «La Reggia gode di attenzione da parte del governo. Di risorse. E grazie a un investimento in comunicazione ora è riconosciuta. Ma quello che non è migliorato è la gestione quotidiana, ancora scadente». Nei giorni scorsi ha firmato la prima tranche di finanziamento per il recupero degli spazi dove avrà casa la collezione Terrae motus. E rilancia: «Certo non voglio criticare e non voglio far la gara e dire che la più importante collezione è la nostra, ma trovo davvero singolare, anzi assurdo, che a Napoli ci siano due musei di arte contemporanea. Uno del Comune e uno della Regione. Siccome ritengo che sia Napoli a dover essere il polo del contemporaneo, mi piacerebbe che il Madre, che ha spazi espositivi troppo piccoli, facesse le sue mostre alla Reggia, come d’altronde già fa il San Carlo». La Reggia come «fabbrica d’arte», questo è l’obiettivo dei prossimi due anni.