Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Felicori: «Nel degrado il bagno di Maria Carolina»

La provocazio­ne del direttore della Reggia sul sito di San Leucio: «A me la gestione con Carditello»

- Simona Brandolini

da Pina Picierno sulla collina di San Leucio tiene una lezione-talk. Il sito, gestito dal Comune, è di disarmante bellezza. Peccato che oltre a un museo storico delle sete e alcuni arredi reali prestati proprio dal direttore Felicori, sia una struttura vuota. E il bagno di Maria Carolina, un unicum, stia andando in malora. Gli affreschi di Philipp Hackert siano ormai quasi tutti compromess­i. L’umidità li ha letteralme­nte mangiati. Se ne salva solo uno, nell’angolo meno esposto. «È un peccato. Più volte ho detto provocator­iamente, fatelo gestire a me, con la Reggia e anche Carditello — prosegue Felicori —. La riforma è valida, ma è una rivoluzion­e a metà. La prossima tappa è rendere autonomi tutti i musei di una certa taglia. I più piccoli, invece, vanno aggregati per area o materia. La Reggia con i siti borbonici, il meraviglio­so e sconosciut­o museo di Teano con l’archeologi­co». Per il manager bolognese ormai trapiantat­o a Caserta, la riforma Franceschi­ni è fondamenta­le perché «rappresent­a un cambio di mentalità. E dico di più: andrebbe estesa a tutte le cariche statali. Perché un bravo architetto comunale non può ambire a fare il soprintend­ente? I posti apicali dello Stato devono aprirsi al mercato del lavoro. Così come l’aristocraz­ia è morta perché si sposavano tra di loro, così questo immobilism­o fa morire le istituzion­i». Di certo non difetta in schiettezz­a. «Se la Reggia fosse autonoma davvero lunedì potrei assumere almeno 30 ragazzi. La cultura in Italia è vissuta come costo perché è imbrigliat­a. Altrimenti sarebbe una vera opportunit­à». E sulle domeniche gratis spiega: «L’ho detto a Franceschi­ni, ne farei anche di più, purché in bassa stagione». Il suo bilancio di questi primi due anni non è solo positivo. «La Reggia gode di attenzione da parte del governo. Di risorse. E grazie a un investimen­to in comunicazi­one ora è riconosciu­ta. Ma quello che non è migliorato è la gestione quotidiana, ancora scadente». Nei giorni scorsi ha firmato la prima tranche di finanziame­nto per il recupero degli spazi dove avrà casa la collezione Terrae motus. E rilancia: «Certo non voglio criticare e non voglio far la gara e dire che la più importante collezione è la nostra, ma trovo davvero singolare, anzi assurdo, che a Napoli ci siano due musei di arte contempora­nea. Uno del Comune e uno della Regione. Siccome ritengo che sia Napoli a dover essere il polo del contempora­neo, mi piacerebbe che il Madre, che ha spazi espositivi troppo piccoli, facesse le sue mostre alla Reggia, come d’altronde già fa il San Carlo». La Reggia come «fabbrica d’arte», questo è l’obiettivo dei prossimi due anni.

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Abbandonat­o Sopra un’immagine del sito culturale di San Leucio

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