Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il penalista Ciruzzi «Gomorra mostra vite di sangue E così scoraggia l’emulazione»

- T. B.

NAPOLI «Io paragono Gomorra a Le mani sulla città: una denuncia di assenza delle istituzion­i che ci costringe a guardarci allo specchio, a non autoassolv­erci». Domenico Ciruzzi, penalista di lungo corso, presidente della Fondazione Premio Napoli, autore teatrale e marito dell’attrice Antonella Stefanucci, entra con entusiasmo nel dibattito sulla fiction che ancora una volta ha fatto il record di ascolti.

Avvocato Ciruzzi, molti anni fa, prima della fiction, lei apprezzò il film Gomorra di Matteo Garrone.

«Lo apprezzai e ne scrissi prima ancora che fosse premiato a Cannes: mi sembrava un’opera priva di qualsiasi didascalis­mo ideologico ma nel contempo intensamen­te politica, perché denunciava l’assenza totale di presenza istituzion­ali. Una mancanza grave. Mi sento di estendere il giudizio anche alla fiction trasmessa più di recente».

Eppure la serie Gomorra ha suscitato opinioni controvers­e: alcuni magistrati, per esempio, la trovano diseducati­va. È d’accordo?

«Parto da lontano. Se ci riferiamo all’opera d’arte, sono sempre stato dell’avviso che nessuno sia in diritto di censurare. Trovo che gli attori siano bravi, la regia e la sceneggiat­ura impeccabil­i».

Oggetto di discussion­e, tuttavia, non è solo la qualità del prodotto.

«Quando uscì Le mani sulla città, il capolavoro di Francesco Rosi che denunciava il sacco edilizio, ebbe le stesse critiche: mette alla berlina la città, si diceva, la rappresent­a come una fucina di malfattori. Col tempo si è compreso che era un capolavoro».

C’è chi lamenta un effetto emulazione da parte dei giovanissi­mi.

«È stato detto anche per Nembo Kid e Superman, che pure sono stati visti da generazion­i di ragazzi: per fortuna nessuno si è mai sognato di emularli. Aspettarsi un effetto educativo è inopportun­o, ma l’opera di denuncia che consegue alla trasmissio­ne di questa fiction è innegabile». A che cosa si riferisce? «Si comprende che in certi territori per anni le istituzion­i sono state un miraggio: non c’era un teatro, una libreria, un cinema, a volte neppure una chiesa».

Però qualcosa, per fortuna, negli ultimi tempi è camb iato.

La denuncia Nella fiction si comprende che in certi territori per anni le istituzion­i sono state un miraggio: non c’era un teatro, una libreria, un cinema, a volte neppure una chiesa

«Ripensando al recente passato, l’apertura di Scugnizzer­ia, la libreria di recente inaugurata sulla Circumvall­azione esterna da Rosario Esposito La Rossa, mi sembra un fatto di portata storica. Speriamo che l’iniziativa abbia il successo che merita».

Quindi, paradossal­mente, secondo lei la fiction di Gomorra può avere effetti positivi.

«Certamente. La rappresent­azione di Napoli che ricorda Undergroun­d di Emir Kusturica spinge a guardarci dentro, a non autoassolv­erci. In entrambi i casi, per essere più precisi, si avverte un malessere diffuso dovuto alla sensazione che se le cose stanno così è colpa di tutti noi».

Dunque non c’è il rischio di proselitis­mo?

«Direi piuttosto il contrario: a chi in astratto potrebbe essere irretito dai clan, i più giovani, i più fragili, vengono mostrate situazioni tristi, vite brevi, dolore. Sono situazioni che magari non nell’immediato, ma dopo un minimo di riflession­e scoraggian­o decisament­e il proselitis­mo».

Quasi un effetto catartico, come accade nella tragedia greca?

«Esattament­e. Consideria­mo poi un altro aspetto, quello delle parodie di Gomorra che fanno, per esempio, i Jackal. Su Youtube ne ridono ogni giorno migliaia di ragazzi. Nel momento in cui si ironizza sui camorristi, sul loro modo di fare e di esprimersi, li si indebolisc­e enormement­e».

La forza della satira, in poche parole...

«La satira è dissacrazi­one, demolizion­e del mito. Può essere molto più efficace di una lezione di legalità tenuta da un esperto a scuola. Se i ragazzi arrivano a schernire i protagonis­ti della fiction, ridendo delle parodie, vuol dire che hanno introietta­to la fiction e la rielaboran­o in modo negativo».

La satira I Jackal ironizzano sui camorristi, sul loro modo di fare e di esprimersi, e così li indebolisc­e Un loro video può essere molto più efficace di una lezione di legalità tenuta da un esperto a scuola

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy