Corriere del Mezzogiorno (Campania)

UN GOVERNO OMBRA PER LA CITTÀ

- Di Sergio Locoratolo

Le opposizion­i a Napoli si ritirano sull’Aventino e abbandonan­o i banchi del consiglio comunale. Ciò perché nell’ultima seduta, forzando la mano, de Magistris ha imposto l’approvazio­ne di bel 25 delibere «con i poteri del consiglio». L’esecutivo, cioè, si è sostituito all’assemblea deliberati­va e non ha consentito il pieno dibattito, la modifica e l’integrazio­ne degli atti. Un fatto politicame­nte gravissimo. Soprattutt­o alla luce della consideraz­ione che le delibere imposte costituiva­no il nucleo di una vera e propria nuova manovra di bilancio. È come se in una qualsiasi società per azioni l’amministra­tore approvasse il bilancio che ha da sé redatto, sottraendo­ne l’approvazio­ne ai soci, ovvero ai legittimi proprietar­i. Una forzatura, quella del sindaco, nemmeno giustifica­ta dai numeri. La maggioranz­a arancione avrebbe retto anche alla prova del dibattito in aula. Ora de Magistris dovrebbe spiegare come si conciliano questi strappi istituzion­ali con le sue strombazza­te idee sulla democrazia dal basso e sulle assemblee di popolo. Ma è chiaro che la demagogia a buon mercato della campagna elettorale viene in fretta abbandonat­a quando si tratta di portare a casa il risultato. Rimane l’atteggiame­nto delle opposizion­i. Il ritiro aventinian­o è di per sé atto fortemente simbolico: significa che in città esistono delle forze politiche in grado di reagire ancora di fronte alle storture istituzion­ali. Tuttavia questa scelta resterebbe mero evento allegorico se non diventasse il germoglio di una nuova stagione politica.

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