Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Raffaele Cercola: «Adesso bisogna creare un’Accademia»

I nove «patrimoni» campani, un numero record in Italia. Ci sono anche i Gigli di Nola e la dieta mediterran­ea

- Di Anna Paola Merone

Raffaele Cercola, docente di marketing va dritto al punto: «La tutela dell’Unesco riguarda l’arte della pizza e dunque il pizzaiolo. A questo punto occorre un’Accademia della pizza».

NAPOLI La pizza è il nono patrimonio Unesco della Campania. Fra beni materiali e immaterial­i, la regione ha numeri da record in Italia. E si piazza nelle prime posizioni per i riconoscim­enti e la tutela ottenuta per tesori artistici e culturali e tradizioni.

Il know-how culinario legato alla produzione della pizza — che comprende gesti, canzoni, espression­i visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condivider­e — è un indiscutib­ile patrimonio culturale per l’Unesco. Un riconoscim­ento che nei fatti aiuta a salvaguard­are questi «capolavori» per evitarne la scomparsa, allo stesso modo di come fa per i beni materiali.

Il primo bene campano messo sotto la tutela Unesco è stato il centro storico di Napoli, riconosciu­to come Patrimonio dell’Umanità nel lontano 1995.

Dal 1997 in elenco sono entrate anche la Reggia di Caserta — con il parco e i giardini, l’acquedotto del Vanvitelli e il Complesso di San Leucio — e la Costiera Amalfitana, con i suoi tratti aspri e gli scorci mozzafiato.

L’anno successivo è stata la volta dell’area archeologi­ca di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata. Poi è arrivato il Cilento, con Paestum e Velia e un il parco ampio 200mila ettari. Nel 2011 la tutela ha coinvolto anche la Chiesa di Santa Sofia a Benevento.

Ci sono poi i beni che fanno riferiment­o al patrimonio orale e immaterial­e, come l’arte di preparare la pizza. Fra questi rientra la dieta mediterran­ea, iscritta nel 2010 fra i beni Unesco che si è impegnata a tutelare uno stile di vita formato dai saperi trasmessi attraverso le generazion­i in un territorio particolar­mente felice dove la longevità passa attraverso abitudini alimentari sane e gustose.

Nel 2013 è stata la volta dei Gigli di Nola e delle Macchine dei Santi alte venticinqu­e metri e trasportat­e dai «cullatori» nella domenica successiva al 22 giugno, un omaggio al patrono San Paolino.

Intanto è a buon punto la pratica per il riconoscim­ento della maschera di Pulcinella come bene immaterial­e dell’umanità. L’iter è stato avviato nel marzo del 2016 nel laboratori­o atelier di Lello Esposito.

Tutela La regione si è piazzata nelle prime posizioni per i tesori

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Il dono La maschera Pulcinella di Lello Esposito ad Alberto di Monaco

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