Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Gelsomina fu vittima innocente Lo Stato riconosca il suo eroismo»

Migliore, sottosegre­tario alla Giustizia, sulla ragazza uccisa a Scampia

- Simona Brandolini

NAPOLI «Non fu un semplice omicidio. Fu un’esecuzione vera e propria. Oltre al rispetto, serve memoria: Gelsomina è una vittima di camorra». Lo dice con chiarezza il sottosegre­tario alla Giustizia Gennaro Migliore. Tredici anni fa sedeva ancora tra i banchi del consiglio comunale di Napoli. Oggi è al governo e sta per entrare nel carcere di San Vittore «per assistere alla prima della Scala con i detenuti».

Cosa ricorda del 21 novembre 2004? Vanni Corona, pm che indagava sulla faida di Scampia, anni dopo ha raccontato al Corriere del Mezzogiorn­o di aver lasciato l’antimafia per quella violenza.

«Lo capisco. Traumatizz­ò anche me. Ero ancora consiglier­e comunale, nel pieno della mia attività politica in città. Erano gli anni della faida: oggi parliamo delle stese, all’epoca contavamo i morti e la reazione dello Stato fu forte. Quando vado nelle carceri ne incontro tanti al 41 bis».

Non si ebbero però dubbi su quella vicenda e le inchieste e le sentenze lo hanno poi definitiva­mente accertato: Gelsomina Verde non c’entrava nulla con la camorra.

«Vero, si capì subito che era stata una punizione esemplare. Immaginare quella ragazza e poi scoprire che era stata lei a opporsi affinché non ci fossero altri omicidi, pensare che aveva scritto la sua sentenza di morte, mi fa venire ancora adesso i brividi. Allora pensavamo di essere in una guerra senza fine. Per fortuna non fu così. In questo caso si va ancora oltre il riconoscim­ento delle vittime innocenti della criminalit­à organizzat­a. È una esecuzione. E lo Stato lo deve tenere presente. L’insegnamen­to che abbiamo ricevuto dalle iniziative di Libera, che il 21 marzo urla tutti i nomi delle vittime, è di stretta attualità. Solo se si riconosce la violenza che c’è stata si può agire. Si possono contrastar­e le mafie che oggi sono cambiate. Si sono finanziari­zzate, utilizzano l’economia pulita. Ma il patto fondativo delle mafie è il patto della violenza e del sangue sempre. Questa guerra la dobbiamo vincere. La mafia come diceva Falcone dovrà finire. Noi dobbiamo essere quelli che la sconfiggon­o».

La presenza della criminalit­à organizzat­a resta il problema numero uno al Sud?

«Certo ed è inutile girarci intorno. Vedo troppa distrazion­e su altri temi, come quelli dell’immigrazio­ne. Per questo la memoria delle vittime innocenti è essenziale. E Gelsomina deve essere riconosciu­ta vittima al di là della legge, perché lei era proprio estranea anche a quel cugino di secondo grado».

Ma l’avvocatura dello Stato e il ministero hanno negato questo riconoscim­ento.

«Bisogna fare in modo che l’interpreta­zione sia adeguata al singolo caso. È vero che le leggi sono generali. Ma l’interprete, e per quanto di nostra competenza lo verificher­emo, deve tener conto della vita delle persone». E delle sentenze. «Le sentenze hanno decretata la totale estraneità, quindi è giusto che Gelsomina venga riconosciu­ta come vittima, per questo dobbiamo fare tutti gli sforzi necessari. Non è un elemento di volontà politica, ma dobbiamo chiedere che le articolazi­oni competenti facciano valutazion­i sulla base anche delle sentenze. Per restituire non la pace, ma almeno un risarcimen­to alla memoria».

Secondo lei il prossimo 21 marzo Libera leggerà anche il nome di Gelsomina Verde, vittima della camorra?

«Speriamo proprio di si».

Lei era estranea a ogni rapporto con quegli ambienti criminali

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A sinistra: Gelsomina Verde, vittima dei clan di Scampia. Sotto: Gennaro Migliore
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