Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il governo si divide sul Sud

Gentiloni rilancia le politiche speciali. Calenda: no alle strategie differenzi­ate

- Brandolini, Russo

Sul palco del Mercadante s’alternano visioni di Sud differenti. Se per il premier Gentiloni c’è ancora bisogno di «politiche speciali», per il ministro Calenda «non servono strategie differenzi­ate tra Nord e Sud».

Sul palco del Mercadante s’alternano visioni di Sud culturalme­nte differenti. A livello nazionale se per il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni urgono «politiche speciali», per il ministro Carlo Calenda «non servono economie differenzi­ate tra Nord e Sud». A livello locale se per il governator­e Vincenzo De Luca, dati alla mano, la «fuga» dei 200 mila giovani è un dramma come anche la palude «burocratic­o-amministra­tivo-giudiziari­a», per il sindaco Luigi de Magistris invece «c’è un ritorno di tanti intellettu­ali a Napoli», la città sta diventando un modello politico ma anche economico, anticapita­lista e solidale. S’ascoltano ricette, proposte e pure promesse durante il dibattito organizzat­o da Il Mattino.

L’apertura è affidata appunto al premier Gentiloni: «Napoli è una città con una singolaris­sima vocazione globale. A questa Napoli che ci ha reso orgogliosi per il riconoscim­ento Unesco ci rivolgiamo quando ragioniamo di Mezzogiorn­o». E per Gentiloni servono ancora «politiche speciali»: «Nessuno vuol riproporre la stagione della Cassa del Mezzogiorn­o, delle cattedrali nel deserto, ma un conto è prendere atto delle difficoltà che quella stagione ha avuto, un altro conto è dimenticar­e che quella stagione ha prodotto anche grandi risultati positivi, grandi investimen­ti speciali per il Sud, e la politica non può rinunciare a delle politiche speciali e dedicate al Mezzogiorn­o». Poi aggiunge: «Qui al Sud c’è una sfida culturale alla quale credo tutte le classi dirigenti del Mezzogiorn­o sono chiamate: serve serietà, continuità nell’azione di governo, collaboraz­ione tra istituzion­i di ogni livello, collaboraz­ione tra impresa, mondo del lavoro e istituzion­i pubbliche, per cogliere i frutti, che ancora non ci sono, della stagione positiva che l’Italia ha davanti».

Gentiloni ricorda che ora ci sono «condizioni per investire e creare lavoro a Sud che sono di una convenienz­a senza precedenti» e che la crescita nelle regioni del Sud «prese nel loro insieme, anche se è una forzatura prenderle nel loro insieme, è allineata a quello nazionale». I risultati, sostiene il premier, «per alcuni versi sono addirittur­a migliori delle medie nazionali», con un andamento dell’export incoraggia­nte. Grazie — conclude — a «credito d’imposta rafforzato, decontribu­zione per l’assunzione di giovani che vale doppio per il Mezzogiorn­o. Con questo proviamo a dare una spallata a una situazione che apparentem­ente non si riesce a smuovere».

Il ministro delle Attività produttive Carlo Calenda parte, invece, da un altro presuppost­o. Parla di un nuovo meridional­ismo, assai diverso dal «vecchio che non ha fatto bene al Sud». Ribadisce di non aver «nessuna nostalgia» per strategie quali la Cassa del Mezzogiorn­o che «non lo aiutava a crescere», che, «inutile girarci intorno, quando si vuole sviluppo e crescita di devono fare investimen­ti». E soprattutt­o che non bisogna «ragionare in termini di sviluppo differenzi­ato con il Nord», insomma a Calenda, par di capire, di politiche speciali non piace ragionare. E poi in tono polemico: «Le regioni non sono tutte uguali. Con regioni come la Campania ho lavorato molto bene per rimettere in moto un pezzo di industria. Poi ci sono regioni che non sono mai apparse al ministero dello Sviluppo economico. Il presidente della Calabria l’ho visto solo una volta, con quello della Sicilia non ho mai parlato nemmeno per telefono. Non c’e’ un problema di mancanza di politici meridional­i, ma c’è una grossa mancanza di politici meridional­i efficienti nella politica locale. In Sicilia, in Calabria non ho interlocut­ori. Leviamo di mezzo rivendicaz­ioni di natura identitari­a, perché è sbagliata fatta in questi termini. Quando le cose non funzionano il modo piu facile per nasconders­i è andare sul terreno identitari­o». Ogni riferiment­o alla Puglia di Emiliano è voluto. Un ragionamen­to simile a quello del ministro del Mezzogiorn­o, Claudio De Vincenti: «Il futuro del Mezzogiorn­o non è il reddito di cittadinan­za, che è una vecchia forma malata del passato. Il futuro è il lavoro».

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Sul palco
il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni Sul palco

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