Corriere del Mezzogiorno (Campania)

CRITICARE GOMORRA È LECITO

- Di Marco Demarco

Saviano dice che de Magistris «commercial­izza» la reticenza sulla camorra, nel senso che non ne parla per assolversi come sindaco. De Magistris risponde che Saviano «commercial­izza» la camorra, nel senso che ne parla per autopromuo­versi. In realtà, entrambi dicono anche di più. E più ancora dicono gli affini. Non se ne esce. Il fatto è che le due posizioni si tengono. E sebbene in un gioco della torre salverei Saviano, devo confessare che per me l’una alimenta l’altra. Questa è la ragione per cui credo sia giusto esprimere dubbi su Gomorra La serie. Se vado al cinema e pago il biglietto, ci mancherebb­e che qualcuno mi impedisse di giudicare il film. Ho visto The Square e mi è piaciuto; vedo certi film su Napoli e mi viene da piangere. Lo penso e lo dico. Se l’arte è libera, ancor di più lo è il giudizio. Il quale, a sua volta, può essere condiviso o respinto. E così, se è lecito criticare chi critica Gomorra, tanto più è lecito criticare Gomorra. Nel caso specifico, poi, l’equivalenz­a regge anche se dal prodotto si passa alle persone. Un magistrato come Cafiero de Raho, critico nei confronti della serie tv ma in prima fila contro i boss, non ha meno titoli rispetto a uno scrittore come Saviano. Gomorra La serie è un prodotto commercial­e e come tale va trattato. Altra cosa fu il libro. E infatti il libro piacque molto ai magistrati e meno ai camorristi. Oggi invece pare che la serie tv piaccia molto ai camorristi e meno ai magistrati. L’ho sentito dire, in via indiretta, anche da qualche attore della nuova serie come argomento contro il rischio emulazione (fa effetto su chi è già camorrista, non su altri; non aumenta il volume di violenza...).

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