Corriere del Mezzogiorno (Campania)
CRITICARE GOMORRA È LECITO
Saviano dice che de Magistris «commercializza» la reticenza sulla camorra, nel senso che non ne parla per assolversi come sindaco. De Magistris risponde che Saviano «commercializza» la camorra, nel senso che ne parla per autopromuoversi. In realtà, entrambi dicono anche di più. E più ancora dicono gli affini. Non se ne esce. Il fatto è che le due posizioni si tengono. E sebbene in un gioco della torre salverei Saviano, devo confessare che per me l’una alimenta l’altra. Questa è la ragione per cui credo sia giusto esprimere dubbi su Gomorra La serie. Se vado al cinema e pago il biglietto, ci mancherebbe che qualcuno mi impedisse di giudicare il film. Ho visto The Square e mi è piaciuto; vedo certi film su Napoli e mi viene da piangere. Lo penso e lo dico. Se l’arte è libera, ancor di più lo è il giudizio. Il quale, a sua volta, può essere condiviso o respinto. E così, se è lecito criticare chi critica Gomorra, tanto più è lecito criticare Gomorra. Nel caso specifico, poi, l’equivalenza regge anche se dal prodotto si passa alle persone. Un magistrato come Cafiero de Raho, critico nei confronti della serie tv ma in prima fila contro i boss, non ha meno titoli rispetto a uno scrittore come Saviano. Gomorra La serie è un prodotto commerciale e come tale va trattato. Altra cosa fu il libro. E infatti il libro piacque molto ai magistrati e meno ai camorristi. Oggi invece pare che la serie tv piaccia molto ai camorristi e meno ai magistrati. L’ho sentito dire, in via indiretta, anche da qualche attore della nuova serie come argomento contro il rischio emulazione (fa effetto su chi è già camorrista, non su altri; non aumenta il volume di violenza...).