Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il caso Dopo quasi un quarto di secolo e circa 600 milioni spesi, si riparte con i nuovi bandi di gara Bagnoli, è tutto da rifare
Invitalia: «Bisogna risanare l’intera area, anche la parte già bonificata»
«Le operazioni di bonifica del sito di Bagnoli-Coroglio dovranno effettuarsi su tutta l’area e, quindi, anche sulla parte che è stata già oggetto dei precedenti interventi». Lo comunica Invitalia, che precisa: «Questi i risultati delle attività di caratterizzazione effettuate da Ispra, Arpac e Arpav». Come dire: dopo un quarto di secolo di lavori e fondi investiti è tutto da rifare.
NAPOLI La bonifica di BagnoliCoroglio si dovrà effettuare su tutta l’area, anche nella zona che è stata già oggetto dei precedenti interventi. È questo l’esito delle caratterizzazioni che sono state effettuate nei mesi scorsi dal soggetto attuatore Invitalia, società controllata dal ministero del Tesoro e guidata da Domenico Arcuri, e che sono state validate dagli enti di controllo quali Ispra, Aspac (Campania) e Arpav (Veneto).
Un autentico colpo di scena. Perché significa che dopo 25 anni trascorsi tra polemiche e circa 600 milioni spesi, si ricomincia d’accapo. Tutto d’accapo. E, come se non bastasse, per farlo servono altri soldi — e non pochi — per bonificare tutto così come il piano di Bagnoli fatto dal governo prevede. È stata la stessa Invitalia che, nero su bianco, ha fatto sapere anche «che l’avvio delle attività di analisi di rischio specifiche del sito che — si legge nella nota — in considerazione del livello attuale delle sostanze inquinanti presenti e del futuro utilizzo dei suoli, consentiranno di definire le più idonee modalità per effettuare le previste bonifiche, nonché per aggiornare le stime del loro costo».
Sempre Invitalia ha spiegato anche che proseguono i test sperimentali in campo di «biofitoremediation» con utilizzo di piante, funghi e batteri idonei a degradare la contaminazione rilevata. Secondo il soggetto attuatore individuato all’epoca del governo Renzi, si sono inoltre conclusi nei giorni scorsi anche i prelievi per la caratterizzazione dei sedimenti marini della baia sui cui verranno effettuate le analisi di caratterizzazione chimico-fisiche ed ecotossicologiche e definite le volumetrie dei sedimenti da dragare.
A seguito di tutto ciò, Invitalia ha confermato che «entro il 22 dicembre sarà pubblicata la gara per l’affidamento del progetto di bonifica delle aree a terra comprensivo dell’area di colmata e degli arenili».
Nella Conferenza dei servizi, convocata in prefettura a Napoli per il 21 dicembre prossimo, che avrà all’ordine del giorno le caratterizzazioni e lo sviluppo del piano di bonifica del sito ex Italsider, Invitalia presenterà lo studio di fattibilità degli interventi di completamento di bonifica nell’area ex Eternit. Come dire: stavolta davvero si parte.
Ma chi questa storia l’ascolta da anni, resta di stucco. Perché è come se tutto quanto — poco o molto non importa — sia stato fatto in questi anni non sia servito a nulla se poi, alla luce degli studi che sono messi a corredo della caratterizzazione, la bonifica sia da rifare interamente. E, come nel passato, a suon di decine di milioni di euro. Mentre diverse centinaia di milioni di euro occorreranno per la trasformazione dell’area che attende da anni, dalla chiusura dell’Italsider, un nuovo orizzonte.
Intanto esulta il ministro per la Coesione sociale ed il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, che in un tweet scrive: «Avanti con le bonifiche — scrive ancora De Vincenti — nell’interesse dei cittadini”. Infine l’hashtag: #PuntiamosulSud». Dal suo punto di vista, atteso che, insieme al commissario Nastasi, ha ereditato la patata bollente di Bagnoli da due anni e mezzo, ha anche ragione. Mentre è invece sconcertato il presidente della Commissione Trasparenza del Comune di Napoli, Mimmo Palmieri, per il quale «i risultati delle caratterizzazioni eseguite a Bagnoli mi lasciano sgomento».
Per Palmieri, infatti, «immaginare che 25 anni siano serviti unicamente a dilapidare risorse pubbliche è una notizia che lascia davvero poco spazio alla speranza che i prossimi possano rappresentare finalmente la svolta per un’area strategica alla rinascita
Lo sconcerto Palmieri, presidente della commissione trasparenza: sono avvilito
dell’Area Ovest e dell’intera città di Napoli». Ed ancora: «A questo punto - conclude Palmieri - non resta che confidare in uno scatto di dignità, prima ancora che di onestà, da parte di una classe dirigente politica e imprenditoriale che abbia veramente a cuore l’interesse della città. Una città che non può continuare a dolersi delle proprie inefficienze e non far nulla per cambiare».