Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«La mia verità sul San Carlo»
Il consigliere per la Cultura del governatore: «È meglio uno nuovo »
NAPOLI Il filosofo e consigliere per la Cultura del presidente della Regione, Sebastiano Maffettone, si affida allo scudo della sua elaborata riservatezza. Ma poi la libertà di pensiero, esercitata a lungo per professione, quasi prende il sopravvento: «Meglio puntare su una presenza nuova, in grado di rappresentare in misura più adeguata l’istituzione regionale». Le sue dimissioni dal comitato di indirizzo del Teatro San Carlo – in rappresentanza della Regione Campania – hanno lasciato una scia di sospetti e interrogativi, non fosse altro perché giunte dopo poche ore dallo stanziamento deciso da palazzo Santa Lucia di oltre 9 milioni di euro a favore del Massimo napoletano.
Maffettone, vuole dire che il capo di gabinetto del presidente De Luca riuscirà meglio di lei a rappresentare la Regione nel comitato di indirizzo del San Carlo?
«Il capo di gabinetto si sente almeno tre o quattro volte al giorno con il presidente, e se si tratta di incorporare la volontà di un altro, chi meglio di lui potrebbe farlo? Meglio una persona che fisicamente e politicamente è più vicina al presidente della Regione».
Lei si sente lontano, equidistante o diversamente vicino a De Luca?
«Io non mi sento lontano da lui. Anzi, devo dire che in questi due anni di collaborazione non abbiamo mai litigato, sebbene si dica in giro che lui è piuttosto ruvido di carattere. Ma con me è stato sempre molto gentile. Del resto, anche io lo sono stato con lui».
Scusi, ma allora perché ha deciso improvvisamente di dimettersi?
«Il Teatro funziona bene. Rimane aperto più a lungo di altri teatri: poco meno di trecento giorni all’anno. E la prossima stagione accoglierà il ritorno del maestro Muti. Insomma, possiamo solo essere orgogliosi. Non credo sia una cosa così clamorosa che abbia deciso di dimettermi. Sa, io mi occupo di filosofia più che di musica».
Mentre il capo di gabinetto, De Felice, è un intenditore di musica?
«Non saprei dirle. Ma il compito del comitato di indirizzo non è quello di badare alla programmazione, di competenza della sovrintendente e del direttore artistico, bensì di esercitare un controllo sulla gestione. E in questo caso è preferibile che se ne occupi una persona con la quale c’è un rapporto di collaborazione molto più stretto».
Ha avvertito il presidente De Luca delle sue dimissioni?
«No, ma mi sono confrontato con il capo di gabinetto. Forse avrei dovuto avvertire anche il presidente, ha ragione. Lo farò nelle prossime ore».
Non è che sta pensando di mollare anche l’incarico di consigliere della Cultura del governatore?
«No, perché? Non credo di aver problemi su questo versante».
Che fa, ora si contraddice? Allora è vero che ci sono stati problemi?
«Ma no, è quello che le ho già detto. Viceversa, da consigliere per la Cultura credo di aver realizzato alcuni significativi obiettivi. Ho scritto con il capo dell’ufficio legislativo la legge sul cinema. E su quel modello stiamo scrivendo anche la legge sulla musica: con lo scopo di avvicinare l’industria musicale, per lo più concentrata in Lombardia, alla Campania, dove invece abbiamo un robusto patrimonio artistico».
Maffettone, è vero che De Luca si sarebbe risentito con la Purchia perché la sovrintendente del San Carlo, in una intervista al Tg Campania, avrebbe ringraziato tutti tranne che la Regione, vale a dire l’istituzione che investe di più sul Massimo napoletano?
«La sovrintendente Purchia è ben consapevole dell’impegno sostenuto da palazzo Santa Lucia a favore del San Carlo e non perde occasione per manifestare la sua gratitudine in ogni occasione. Comunque sia, a me non ha detto nulla, ma non escludo che il presidente ci sia rimasto male. A volte, sa, esistono anche piccole sfumature psicologiche. E bisogna evidentemente tenerne conto».