Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dalla Fiat all’Enel: Grasso batte Renzi
Viaggio in quello che resta delle «sezioni di fabbrica»
NAPOLI Contrordine compagni, si torna nella casa rossa. E così evaporano anche quei pochi circoli del Pd nei luoghi di lavoro. Da Pomigliano all’Enel, passando per i vigili del fuoco e per il Cardarelli: ai nipotini di Berlinguer piace più Pietro Grasso di Matteo Renzi.
Emblematico il caso dello stabilimento intitolato a Vico dalla Fiat (Fca). Primo caso in Italia di sì al referendum Marchionne (e poi a quello di Renzi), unico circolo dem nella galassia Agnelli, ora imploso. Il segretario era Gerardo Giannone che da qualche giorno si fa immortalare con Massimo D’Alema («tutti lo attaccano, io difendo sempre i più deboli», ironizza). I dem in fabbrica erano in 44, ora in 24 hanno abbandonato il Pd per la nuova formazione di sinistra e gli altri 20 attendono solo un cenno di Grasso. «Renzi ha visitato tutte le fabbriche Fiat, ad esclusione di Pomigliano, dove c’era l’unico circolo del suo partito — spiega Giannone —. I compagni si sono stufati. Allora ci siamo riuniti e abbiamo deciso di lasciare il Pd». Sarà un caso che il cugino della moglie di Roberto Speranza lavori a Pomigliano? «È un compagno anche lui e Roberto a Melfi è ben voluto». Prima del congresso dem Giannone con un gruppo di operai, sostenuti da Antonio Bassolino, aveva occupato la sede del partito in via Toledo. «È cambiato qualcosa? Nulla — continua il ragionamento —. In fabbrica la presenza dei 5 Stelle si fa sempre più sentire. Anche perché Di Maio è di Pomigliano. Dobbiamo organizzarci, tornare a parlare di lavoro. Noi lo abbiamo sempre fatto, il Pd francamente no». Ha scritto a Grasso, invitandolo a parlare con gli operai di Pomigliano: «Caro presidente Grasso, insieme ad altri colleghi abbiamo da sempre cercato nei partiti un vero punto di riferimento per la classe operaia. Con la nascita di Liberi e Uguali con lei a capeggiare questa lista vorremmo riacquisire la fiducia verso chi siede nel parlamento. Pertanto sono qui molto umilmente a chiederle di venirci a parlare, di incontrarci faccia a faccia. Insieme a lei abbiamo chiesto disponibilità ad Antonio Bassolino e Michela Rostan, persone da sempre a noi vicine». L’invito è a Casalnuovo, data e ora a scelta del presidente del Senato, con i lavoratori di Fiat, Alenia e dei centri commerciali.
I deputati Mdp sono tornati a fare volantinaggio fuori ai cancelli delle fabbriche. Uno tra tutti Arturo Scotto che proprio sulla Fiat di Pomigliano ha chiesto al sottosegretario al Lavoro Giacomelli «se il governo abbia informazioni fresche sul piano industriale e lo sviluppo occupazione del sito produttivo campano. La decisione di Fca di delocalizzare la produzione della Panda senza delineare un’alternativa adeguata non offre alcuna certezza. Il governo ha glissato, senza rispondere e limitandosi ad un approccio burocratico. Così non va».
Non che per il Pd vada meglio tra le fila dei vigili del fuoco, dove Mdp ha fatto man bassa: 20 a 0. Per non parlare dell’ospedale Cardarelli, altro baluardo dem. Il circolo del Pd, negli anni fulgenti della segreteria di Gervasio Tammaro, arrivava a contare addirittura 200 iscritti. Oggi bisogna cancellare i due zero, perché ne sono rimasti una quindicina. «Siamo andati via in 36 — spiega Tammaro —, ma abbiamo parecchi simpatizzanti. E siamo andati via perché ci siamo sentiti cacciati fuori da casa nostra. Al Cardarelli il turn over è bloccato da 25 anni, ma siamo rimasti soli a combattere contro l’immagine di nullafacenti». La diaspora maggiore è toccata a Enel, feudo di un deputato ex Pd ora Mdp, Giorgio Piccolo. Anche la pagina fb del gruppo ha chiuso i battenti. «Il circolo dell’Enel era in sofferenza da molti anni tant’è vero che avevamo allargato anche ad altre categorie — racconta Lanfranco Polverino —. Con l’uscita di Bersani e D’Alema non abbiamo rinnovato il tesseramento. Ora in tutta Enel ci sono solo due iscritti al Pd. Noi abbiamo fondato una sezione di Articolo 1, presso la Tirreno power, ex centrale Enel Napoli Levante». Ma Polverino è preoccupato: «Noi siamo legati a una sinistra riformista, con una cultura di governo, qualcuno ci preoccupa». Chi? «Fratoianni o de Magistris sono incompatibili con il riformismo. Ma, come si chiama, pluralismo no? Basta che non fondino una corrente».
Giannone Renzi ha visitato tutti gli impianti Fiat eccetto Pomigliano, dove però c’era l’unico circolo del suo partito. Io e i compagni ci siamo stufati, e dopo una riunione abbiamo deciso di lasciare i dem
Scotto Abbiamo chiesto al governo notizie fresche sul piano industriale per l’avamposto Fca intitolato a Vico. Preoccupa la decisione di spostare la produzione della Panda senza delineare alternative adeguate