Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I medici a De Luca: «Via quei manager» Replica: non posso usare il lanciafiam­me

Contestazi­one all’incontro Cgil. Camusso: sulla salute degli altri non si dovrebbe guadagnare

- Paola Cacace

NAPOLI «Senti fratello io sputo sangue dalla mattina alla notte. Se c’è qualcuno che ha sbagliato siete voi, non io. Chiaro? Perché per la prima volta abbiamo adottato procedure trasparent­i e pubbliche anche per assumere i lavoratori precari. Questa è la verità. Io clienti non ne ho. Quindi fatemi il piacere».

Risponde in maniera a dir poco accalorata, il governator­e della Campania Vincenzo De Luca, dal palco del convegno della Cgil che si è tenuto ieri a Napoli, al Centro direzional­e, quando durante il suo intervento sullo stato della sanità in Campania alcuni medici hanno iniziato a contestarl­o dalla platea facendogli notare che in definitiva «i dirigenti delle Asl sono sempre gli stessi». «E c’è bisogno che me lo dite voi? — ha replicato De Luca — Stiamo procedendo anche al ricambio dei dirigenti. Lo so bene che ci sono aree di potere. Che ci sono farabutti. Dopodiché non ho la possibilit­à di usare il lanciafiam­me e dire: si fa piazza pulita. Ci vorrà tempo perché si deve intervenir­e su migliaia di situazioni e non esiste la bacchetta magica».

Una rabbia, quella dei medici, che tra l’altro è coincisa anche con lo sciopero nazionale di ieri. Questo mentre al termine del convegno c’è stato un breve chiariment­o tra il numero uno di palazzo Santa Lucia e i contestato­ri.

«Ci credo - commenta De Luca - che i medici sono arrabbiati. Non si chiude il contratto nazionale e c’è una scarsità di risorse. È evidente una condizione di grande sofferenza e anche di grande incertezza. E la cosa ci preoccupa perché la definizion­e dei contratti con i dottori di medicina generale ci consente di sbloccare anche quella territoria­le, ossia la realizzazi­one di distretti che hanno un ruolo fondamenta­le per filtrare sui territori la domanda di salute. È un problema delicato: il Governo ha problemi seri di bilancio ma se c’è una priorità da rispettare è proprio questa riguarda la sanità».

Intanto al convegno sui «10 anni di piano di rientro in Campania», Susanna Camusso, segretario generale della Cgil ha detto: «Oggi uno dei punti di conflitto che abbiamo con la direzione politica del nostro Paese è il continuare a parlare solo ed esclusivam­ente di conti e mai della sopportabi­lità delle condizioni di vita. È fondamenta­le che la democrazia non si riduca in ragione delle risorse. Questa è la mia prima critica nei confronti del ragionamen­to fatto da De Luca. Abile e combattivo, ma il suo ragionamen­to prescinde dall’obiettivo che ci si dovrebbe dare rispetto al tema della salute. Quello dell’universali­smo. All’origine della sanità pubblica, sia italiana che europea, c’era l’idea che sulla salute degli altri non si deve guadagnare. Il welfare non è un business ma un servizio. E se si devono misurare i fabbisogni della popolazion­e non si può fare la media del pollo. Una persona ne mangia uno, un’altra ne mangia due e un’altra nessuno. Non ne hanno mangiato uno a testa. Stiamo assistendo a un balletto indecoroso di un Paese inadempien­te dove da otto, nove anni non si rinnovano i contratti».

Una sanità dunque da ripensare, a partire dall’occupazion­e più che dai tagli che non garantisco­no ai cittadini un servizio pubblico adeguato. Una sanità in cui finisca la stagione dei commissari­amenti. E soprattutt­o una sanità che ha bisogno di essere al centro anche della manovra finanziari­a.

«Ci devono essere spazi per correggerl­a. E a riguardo domani faremo un’iniziativa sotto il Parlamento — continua la Camusso a margine del convegno — perché pensiamo ci debbano essere risposte soprattutt­o sulla salute che è la cenerentol­a di questa manovra. Si determina una condizione per cui non è garantito un servizio universali­stico. Basta pensare a quante persone non riescono ad accedere alla sanità pubblica e rinunciano a curarsi».

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