Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sciopero in corsia e interventi rinviati Selfie con i cartelli: siamo ridotti all’osso
NAPOLI Centinaia di interventi chirurgici saltati e liste d’attesa che inevitabilmente si allungheranno nelle prossime settimane. Questi gli effetti dello sciopero nazionale dei medici, che in Campania si è dovuto comunque adeguare alla straordinaria precarietà del sistema sanitario. Uno sciopero che si è protratto in un clima avvelenato dalle polemiche.
Se gli interventi di elezione sono saltati quasi ovunque, va detto che la responsabilità dei camici bianchi ha evitato il peggio. Tutte le emergenze sono state garantite e molti medici hanno potuto aderire alla protesta solo in maniera simbolica. Dall’intersindacale, coordinamento che mette assieme più di undici sigle, è nata ad esempio l’idea di un flash mob. Centinaia di medici hanno fatto sentire la propria voce postando sui profili social le proprie foto a lavoro, con un messaggio molto chiaro: «Vorrei ma non posso, siamo ridotti all’osso». Tra le foto scattate ieri anche molti precari, costretti ad aderire alla protesta solo simbolicamente. Ed è forse questo il paradosso dello sciopero indetto dalle segreterie della dirigenza medica, sanitaria, veterinaria e Fpta in risposta ai tagli alla sanità pubblica e al mancato rinnovo del contratto nazionale del lavoro. In Campania per molti camici bianchi non è stato possibile scioperare, almeno non come lo hanno potuto fare i colleghi delle altre regioni.
Al Pascale, ad esempio, la direzione generale ha precettato tutti. Una misura motivata dall’esigenza di garantire le terapie ai pazienti oncologici. In altri ospedali, Cardarelli in testa, sono state garantite le emergenze, ma sono venuti meno quasi tutti gli interventi d’elezione. Lo stop, anche se solo di un giorno, avrà ripercussioni sulle tabelle di marcia e nelle prossime settimane le liste d’attesa per gli interventi programmati inevitabilmente si allungheranno. Le stesso difficoltà hanno riguardato un po’ tutti i presidi sanitari delle Asl campane, con inevitabili proteste dei pazienti.
Bruno Zuccarelli, segretario regionale dell’Anaao Assomed, spiega che «andare avanti così non è più possibile. A livello nazionale, e ancor di più in regioni come la Campania, ci sono difficoltà organizzative che ricadono sul lavoro di tutti i giorni. In regione le dotazioni organiche sono ridotte all’osso dal blocco del turnover, in Campania anche solo cercare di applicare le regole europee sull’orario di lavoro è stato, ed è, un grosso problema. Questo per non parlare dei precari, che non vedono un futuro ma che sono chiamati a reggere le sorti dell’intero sistema. Mi chiedo se sia possibile andare avanti in questo modo, con medici sono costretti a cumulare ore di straordinario, a lavorare notte e giorno anche in età avanzata, spesso senza la possibilità di andare in ferie e di riposare. Forse è il momento di chiederci quale sanità vogliamo per il Paese».
Poi un riferimento polemico a quanto avvenuto al Pascale: «Siamo talmente responsabili che ad un richiamo all’ultimo momento del direttore generale dell’Istituto Pascale, per non rallentare l’attività assistenziale per i pazienti neoplastici, non abbiamo scioperato. Così però si lede un legittimo diritto costituzionale».
Seppur nazionale, la protesta di ieri ha dimostrato ancora una volta quanto sia eccezionalmente preoccupante la situazione campana. Una situazione che i sindacati definiscono senza mezzi termini «catastrofica», sottolineando ancora una volta la mancanza di qualsiasi tipo di dialogo con la Regione.