Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«L’amore a fil di voce è una preghiera laica»
È un autore «a fil ‘e voce», un timbro sussurrato come un «segreto». Canio Loguercio, lucano, napoletano d’adozione, romano d’approdo, architetto, musicista, autore di testi magnifici. Con Canti, Ballate e ipocondrie d’ammore ha vinto la Targa Tenco 2017. Disco che, notizia di ieri, insieme con quello di Daniele Sepe, è indicato dal Giornale della musica tra i migliori 20 di world music del 2017.
È stato un buon anno quello che si chiude.
«La Targa Tenco è un riconoscimento del tutto inaspettato che mi inorgoglisce e mi rende più consapevole del lavoro fatto, che premia la cura meticolosa degli arrangiamenti e la lunga ricerca poetica condotta in tanti anni intorno alla “canzone d’ammore”; che riconosce, per l’appunto, la possibilità di forme musicali popolari e d’autore capaci di porsi in un ambito espressivo al di fuori dei generi consolidati. Il disco è nato dall’idea di proporre le sonorità di oltre due anni di concerti, cercando di non tradire quella dimensione acustica che avevo definito col mio socio Alessandro D’Alessandro, un formidabile organettista, aggiungendo preziosissimi contributi di altri musicisti che affettuosamente si sono aggregati».
Prima che andassero di moda gli showcase, lei s’inventò la formula delle «canzoni a domicilio» che avevano una liturgia.
«I mie concerti in realtà sono dei piccoli riti collettivi con quella “comunità provvisoria”, come direbbe Franco Arminio, che si costituisce per l’occasione, si raccoglie intorno a un canto, si ritrova in una sorta di preghiera intima e plurale al contempo e magari intona con me Voce ‘e notte, una delle più struggenti preghiere d’amore».
La sua liturgia musicale si sposta oggi al claustrum Sant’Agostino alla Zecca, perfetto per il fil ‘e voce.
«Sono molto emozionato anche da architetto. Stiamo parlando di un luogo che è riuscito a sopravvivere tra mille trasformazioni e che resta ancora imponente, anche se inglobato nei palazzi del Rettifilo. Non è certo l’unico caso a Napoli di spazi sventrati, mutilati. Lì, grazie a CasaCorriere, mi sentirò avvolto dalla storia millenaria e dalle sue stratificazioni».
Il tema di oggi è la «città segreta». Qual è la sua?
«Sto preparando uno speciale per la televisione svizzera. Abbiamo fatto riprese alla Grotta di Seiano, al Cimitero delle Fontanelle, nella Cappella San Severo, luoghi particolarmente significativi per i loro lati cosiddetti oscuri. Ho vissuto per tanti anni a Foria, sono legato a San Giovanni a Carbonara, ai Vergini, ai Cristallini. Andavo a scuola nella Sanità. Mio padre, che era maestro elementare, insegnava a ‘O Buvero Sant’Antuono. I miei ultimi dischi li ho presentati al Museo Nitsch. Nelle mie canzoni c’è una Napoli intima, direi interiorizzata». A cosa sta lavorando? «Sto scrivendo non solo in napoletano. Con la piccola ma prestigiosa casa editrice Squilibri, tra l’altro molto impegnata nella valorizzazione delle espressioni culturali meridionali, stiamo in fase di progettazione. A breve però faremo una versione per l’estero del disco con il quale abbiamo vinto la Targa Tenco. Inoltre mi auguro possa prendere forma un ambizioso progetto avviato con Radio3 e con il gruppo di Matera2019 di costituire un Collettivo instabile capace di misurarsi con una nuova narrazione del nostro Paese che, a partire dalle nostre aree interne, dalle nostre comunità appenniniche, toccando coste e mari, riesca ad incontrare generazioni e culture diverse».
Targa Tenco
Canio Loguercio Da artista e architetto sono molto emozionato di suonare in un chiostro ricco di stratificazioni sopravvissuto fino a oggi tra mille cambiamenti