Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Addio a don Riboldi, «profeta del suo popolo»

- T. B.

NAPOLI Una bomba carta è esplosa nella notte tra martedì e mercoledì ad Acerra e ha distrutto la porta d’ingresso di una ditta di onoranze funebri proprio mentre a breve distanza, nel Duomo, era esposto il feretro di monsignor Antonio Riboldi; i funerali del vescovo onorario della città, noto per le sue battaglie anticamorr­a, si sono svolti nel pomeriggio di ieri e la salma è stata tumulata in Cattedrale, come lui desiderava. Quello di ieri è il nono attentato denunciato alle forze dell’ordine dal titolare della ditta Pacilio, che già in passato aveva subito intimidazi­oni. Secondo i carabinier­i di Castello di Cisterna, che indagano sull’accaduto, non c’è alcun nesso tra l’esplosione dell’ordigno e i funerali del vescovo emerito: la salma di Riboldi, infatti, è arrivata ad Acerra a bordo di un carro funebre di un’agenzia romana, contattata dalla Curia. La ditta Pacilio non è stata coinvolta.

«Questi atti da una parte sottolinea­no la profonda cattiveria e l’ostinazion­e del male ma dall’altra devono incitarci a non cedere a queste violenze», commenta l’arcivescov­o di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe. «Più loro cercano di affermarsi come detentori di potere, più dobbiamo reagire con forza, ostacoland­oli nella loro pervicacia, nella loro diavoleria».

Ai funerali c’era moltissima gente. «Il nostro don Antonio è stato un profeta, ha dato speranza al suo popolo, ha insegnato ai “senzatutto” ad alzare la testa grazie al Vangelo e alla denuncia profetica». Così il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, durante l’omelia funebre per il suo predecesso­re: «Fino all’arrivo di don Riboldi di camorra si parlava sottovoce; lui si è esposto». Di Donna ha anche letto una lettera di papa Francesco, che ha definito monsignor Riboldi «una fortezza evangelica». Il Pontefice ha espresso la propria vicinanza alla comunità diocesana, ai rosminiani ed alla Chiesa italiana, sottolinea­ndo che don Riboldi è stato una «figura carismatic­a», una «fortezza evangelica» sempre al fianco «agli smarriti e ai tribolati».

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Benedizion­e Il cardinale Sepe accanto alla bara di don Riboldi

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