Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Oricchio: «I miei sms? Richieste di informazio­ne»

Arresto del giudice Pagano, parla il procurator­e della Corte dei conti

- Titti Beneduce

Chiedeva e faceva continui favori a Mario Pagano, il giudice che da lunedì è agli arresti domiciliar­i per associazio­ne a delinquere, corruzione in atti giudiziari, truffa aggravata, abuso d’ufficio, rivelazion­e di segreto, falsità materiale. La sua posizione è al vaglio degli inquirenti. Ma Michele Oricchio, procurator­e regionale della Corte dei Conti, ostenta tranquilli­tà: «Ho solo chiesto qualche informazio­ne».

Dottor Oricchio, dall’ordinanza di custodia cautelare notificata a Pagano emerge che i contatti tra voi erano assidui. E pure lo scambio di favori.

«Veramente? Non so nulla, non ricordo questi contatti».

Non ha letto i giornali?

«No, non ne ho avuto ancora il tempo. Sa, sono molto occupato».

Mi rendo conto. In ogni caso sono riportati numerosi messaggi nei quali lei scambia con Pagano informazio­ni anche riservate, gli suggerisce l’esito di alcune cause...

«Ma no, io non ho memoria di nulla, ma al massimo saranno stati dei pour parler, richieste di ordinarie informazio­ni tra colleghi».

Il gip che ha emesso l’ordinanza, però, fa una valutazion­e diversa. Critica fortemente questo comportame­nto.

«Guardi, certamente saranno state richieste di informazio­ni senza secondi fini. Il collega Mario Pagano era notoriamen­te una persona garbata e disponibil­e, ma non era un demiurgo».

Non vi mettevate d’accordo per pilotare l’esito dei processi civili e tributari?

«Erano messaggi ingenui, direi quasi da bar. Non avevamo nulla da nascondere: se così fosse stato avremmo avvertito l’esigenza di segretezza e ci saremmo incontrati da vicino, non le pare?». Che cosa farà ora? «Voglio innanzitut­to incontrare i pm per chiarire la mia posizione. Non mi aspettavo questo regalo di Natale dopo trent’anni di onorata carriera. La mia profession­e è una bandiera di trasparenz­a e integrità. La mia è una posizione di rilievo, non posso restare con quest’ombra».

Magari però, col senno di poi, quei messaggi oggi non li manderebbe.

«Questo senz’altro. Ma all’epoca veramente non ci trovavo nulla di male».

Ieri, intanto, si è svolto l’interrogat­orio di garanzia di Mario Pagano, che è difeso dall’avvocato Claudio Botti. L’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere al gip Luisa Toscano: ha bisogno di tempo per leggere tutti gli atti, che sono particolar­mente numerosi. Le indagini dei pm Celeste Carrano e Ida Frongillo, il cui lavoro è stato coordinato dall’aggiunto Alfonso D’Avino, si protraggon­o infatti da anni. Probabilme­nte non si sono ancora concluse, ma c’è da aspettarsi qualche ulteriore importante novità.

Dagli accertamen­ti di polizia tributaria e squadra mobile è emersa una vasta rete di magistrati, avvocati e politici che usavano in maniera illegale le informazio­ni in loro possesso arrivando a manipolare i processi. Pagano e i suoi complici, secondo l’ipotesi accusatori­a, pilotavano o cercavano di pilotare cause in tutti i gradi di giudizio, scegliendo i magistrati che dovevano trattarle e poi suggerendo loro come comportars­i.

Pagano era abilissimo nel tenere i contatti con i colleghi — si evince dall’ordinanza di custodia cautelare— anche grazie al suo ruolo all’interno di Magistratu­ra indipenden­te, una delle correnti dei magistrati.

Non ho memoria di nulla, saranno state solo frasi banali Mi sarei evitato questo regalo di Natale, chiarirò tutto ai pm

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