Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Greco, maestro che insegnava anche con i silenzi
Il professor Carlo Greco è stato il mio Maestro di Tecnica delle Costruzioni. Ma anche il Maestro di Gaetano Manfredi attuale Rettore della Federico II e Presidente della Crui, di Marisa Pecce la prima donna italiana ordinario di Tecnica delle Costruzioni e di parecchie generazioni di Professori e Ingegneri napoletani.
Per Maestro io intendo chi guida scientificamente e tecnicamente. Ma anche nei modi di comportamento e di relazione con gli studenti, i colleghi, tutto il mondo esterno. In questo senso Carlo Greco è un rarissimo Maestro a tutto tondo. Stare seduto affianco a lui in Consiglio di Facoltà, ed ascoltare più i suoi silenzi che le sue poche e misuratissime parole è stato uno straordinario insegnamento. Scoprire che dietro una figura così mite nei rapporti ma fermissimo nei principi e semplice nei rapporti e nel modo di vivere c’era una parte della cultura profonda di Napoli, con le famiglie Mangoni di Santo Stefano, Barra Caracciolo, Grande Stevens, Bruno, famiglie di grande tradizione e che hanno fatto la storia di molte professioni, è stata una grande e graduale sorpresa. Così come verificare la sua storia semplice, di geometra, lavoratore, ingegnere sul campo prima di fare la carriera universitaria, è stata la spiegazione del suo modo semplice di approcciare problemi tecnicamente difficilissimi. Carriera universitaria dovuta al grandissimo Elio Giangreco per cui aveva profonda amicizia e grandissima stima. Così come la modernità ed impressionante attualità dei suoi metodi erano dovuti al continuo contatto universitario e professionale con Roberto Ramasco, studioso di rara qualità ed uno dei capostipiti dell’Ingegneria Sismica italiana. Ammirevole poi il suo attaccamento alla famiglia, alla mamma, alla sorella ed a Esther. Io seguivo i continui spostamenti di Greco in tutta Italia, specie nelle aree portuali: è stato certamente uno dei maggiori esperti di opere portuali italiane dalla Calabria alla Liguria passando naturalmente da Napoli, e ricordo la sua visita settimanale in Sardegna. E così noi allievi scoprimmo l’incontro casuale in aeroporto con l’adorata Esther e questa splendida unione nord-sud d’Italia: una delle coppie più unite, nelle gioie e nelle difficoltà, che io abbia mai incontrato. Ed insieme facemmo un meraviglioso giro in Cina, ricordo una indimenticabile ed appassionata tappa a Xian a fine anni ’80 per vedere le meraviglie dell’esercito di terracotta.
Dal punto di vista universitario quello che colpiva tutti era la estrema semplicità delle sue spiegazioni, sempre corredati da valutazioni numeriche. Sempre ad un certo punto della lezione prendeva dalla tasca la sua calcolatrice — e parlo della fine degli anni ’70, magari anni prima cacciava il regolo calcolatore — e faceva