Corriere del Mezzogiorno (Campania)

USO E ABUSO DEL DIRITTO DI SCIOPERO

- di Mario Rusciano

Lo sciopero dei medici della sanità pubblica, chissà perché, non ha avuto la risonanza massmedial­e che meritava. E invece non deve lasciare indifferen­ti. Le sue motivazion­i sono infatti molto serie perché la serenità lavorativa di quelli che curano la nostra salute (dai medici ai paramedici agli infermieri, eccetera) corrispond­e, ovviamente assieme alla profession­alità, all’ansia più diffusa tra i cittadini, in particolar­e tra quelli che non si possono permettere di ricorrere alla costosa sanità privata. In pratica, sono motivazion­i che toccano il benessere psicofisic­o di tutti noi e attengono alla precondizi­one del buon funzioname­nto di un sistema sanitario decente e degno di un paese civile, quale forse ancora si può considerar­e l’Italia. Per chi poi vive nel Mezzogiorn­o, e specie in Campania, lo sciopero dei medici acuisce il bisogno di informarsi e di invocare trasparenz­a. Nessuno può dimenticar­e: il susseguirs­i di episodi di malasanità; il burocratis­mo e i frequenti commissari­amenti delle Asl; i bilanci sempre in deficit; la riduzione dei fondi; le piccole e grandi corruzioni. E allora la domanda: perché non si riesce a capire le vere ragioni della scarsa razionalit­à organizzat­iva e del degrado degli ospedali di fronte allo scaricabar­ile delle responsabi­lità del malessere della sanità tra dirigenza sanitaria, dirigenza burocratic­a e dirigenza politica? Se sono vere le motivazion­i della protesta – e deve ritenersi che lo siano, visto che nessuno le ha contestate – è a dir poco incredibil­e che i medici lavorino tuttora, e nientemeno da otto anni, senza contratto.

E che vengano sottoposti a turni massacrant­i perché, rispetto alle esigenze oggettive, ci sono migliaia di posti vacanti, ma pure un’alta percentual­e di precari e di profession­isti vittime di vero e proprio sfruttamen­to. Tutto ciò è inaccettab­ile! Dunque lo sciopero dei medici è stato tutt’altro che uno sciopero «corporativ­o», perché mai come in questo caso l’interesse degli addetti è davvero legato all’interesse generale della collettivi­tà.

Questo va sottolinea­to, perché viviamo in un periodo nel quale lo sciopero dei servizi essenziali rischia di essere, più che un «uso», un «abuso» del relativo diritto costituzio­nale. Le troppe sigle sindacali (per esempio dei trasporti pubblici) si rincorrono a fare scioperi con motivazion­i vaghe e generiche, provocando blocchi frequenti di servizi che, già di per sé insufficie­nti, funzionano pure male. Proprio in presenza di scioperi ben motivati, c’è da chiedersi: fino a quando, abusando dello sciopero, si abuserà della pazienza dei cittadini?

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