Corriere del Mezzogiorno (Campania)
USO E ABUSO DEL DIRITTO DI SCIOPERO
Lo sciopero dei medici della sanità pubblica, chissà perché, non ha avuto la risonanza massmediale che meritava. E invece non deve lasciare indifferenti. Le sue motivazioni sono infatti molto serie perché la serenità lavorativa di quelli che curano la nostra salute (dai medici ai paramedici agli infermieri, eccetera) corrisponde, ovviamente assieme alla professionalità, all’ansia più diffusa tra i cittadini, in particolare tra quelli che non si possono permettere di ricorrere alla costosa sanità privata. In pratica, sono motivazioni che toccano il benessere psicofisico di tutti noi e attengono alla precondizione del buon funzionamento di un sistema sanitario decente e degno di un paese civile, quale forse ancora si può considerare l’Italia. Per chi poi vive nel Mezzogiorno, e specie in Campania, lo sciopero dei medici acuisce il bisogno di informarsi e di invocare trasparenza. Nessuno può dimenticare: il susseguirsi di episodi di malasanità; il burocratismo e i frequenti commissariamenti delle Asl; i bilanci sempre in deficit; la riduzione dei fondi; le piccole e grandi corruzioni. E allora la domanda: perché non si riesce a capire le vere ragioni della scarsa razionalità organizzativa e del degrado degli ospedali di fronte allo scaricabarile delle responsabilità del malessere della sanità tra dirigenza sanitaria, dirigenza burocratica e dirigenza politica? Se sono vere le motivazioni della protesta – e deve ritenersi che lo siano, visto che nessuno le ha contestate – è a dir poco incredibile che i medici lavorino tuttora, e nientemeno da otto anni, senza contratto.
E che vengano sottoposti a turni massacranti perché, rispetto alle esigenze oggettive, ci sono migliaia di posti vacanti, ma pure un’alta percentuale di precari e di professionisti vittime di vero e proprio sfruttamento. Tutto ciò è inaccettabile! Dunque lo sciopero dei medici è stato tutt’altro che uno sciopero «corporativo», perché mai come in questo caso l’interesse degli addetti è davvero legato all’interesse generale della collettività.
Questo va sottolineato, perché viviamo in un periodo nel quale lo sciopero dei servizi essenziali rischia di essere, più che un «uso», un «abuso» del relativo diritto costituzionale. Le troppe sigle sindacali (per esempio dei trasporti pubblici) si rincorrono a fare scioperi con motivazioni vaghe e generiche, provocando blocchi frequenti di servizi che, già di per sé insufficienti, funzionano pure male. Proprio in presenza di scioperi ben motivati, c’è da chiedersi: fino a quando, abusando dello sciopero, si abuserà della pazienza dei cittadini?