Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un proiettile vagante le uccise il marito Avrà un bene confiscato
NAPOLI Suo marito, Giuseppe Veropalumbo, fu ucciso la notte di Capodanno di dieci anni fa, mentre era in casa a festeggiare, da un proiettile vagante. Non c’è dubbio — lo scrive un giudice nel decreto di archiviazione del fascicolo per omicidio colposo — che a sparare sia stato un camorrista, un affiliato al clan Gionta abituato a portare con sé e a usare pericolose armi da fuoco: Veropalumbo, infatti, abitava con la moglie e la figlioletta di un anno nel famigerato quadrilatero delle carceri. Tuttavia la vedova, Carmela Sermino, e la figlia, Ludovica, non hanno diritto ai sussidi che la legge prevede per le vittime della camorra. A dieci anni dalla tragedia e alla vigilia della consegna a Carmela di un appartamento confiscato ai Gionta in cui avrà sede un’associazione intitolata alla vittima, l’ex procuratore di Torre Annunziata, Diego Marmo, lancia un appello: «Si modifichi questa legge ingiusta e si estendano i benefici anche ai familiari delle vittime indirette».
Marmo, così come l’ex sindaco di Torre Annunziata Giosuè Starita, in questi anni ha fatto molto per la famiglia di Giuseppe. «Mi piacerebbe — dice — vedere che lo Stato riconosca i diritti di Carmela e Ludovica. Bisogna ovviamente attendere la prossima legislatura: c’è qualche politico che voglia impegnarsi in questa battaglia?».
Carmela Sermino, che è assessore alla III municipalità di Napoli ma non ha un lavoro, non ha perso la speranza. Nel frattempo porta avanti l’associazione che ha il nome del marito. Stamattina, a Torre Annunziata, in un appartamento che apparteneva ad Aldo Agretti, imparentato con il boss Valentino Gionta, sarà inaugurata la sede dell’associazione. Il salone sarà intitolato a Gaetano Montanino, guardia giurata uccisa in piazza Mercato a Napoli nel 2009. La moglie, Lucia Di Mauro, ha perdonato l’assassino, che all’epoca dei fatti aveva 17 anni. Martedì, sempre per ricordare Giuseppe, nello stadio di Torre Annunziata si svolgerà un triangolare di calcio cui parteciperanno Savoia, Afronapoli e Ordine dei giornalisti.
«Il nostro obiettivo — spiega Carmela Sermino — è diffondere la legalità e fornire supporto ai familiari delle vittime innocenti della criminalità, organizzata e non. Sarebbe importante anche arrivare alla modifica della legge che sostiene i familiari delle vittime di mafia e camorra: in Campania tante persone vivono la condizione mia e di Ludovica».
La notte di Capodanno di dieci anni fa Ludovica era in braccio al suo papà, che faceva il meccanico. Qualche istante prima che il proiettile entrasse in casa attraverso la finestra chiusa Giuseppe Veropalumbo la passò alla moglie: altrimenti, probabilmente, sarebbe morta anche lei. Le indagini, benché accuratissime, non hanno consentito di capire chi avesse esploso il colpo. Fu accertato che per salutare la mezzanotte erano state usate molte pistole e dunque avevano sparato molte persone. Il mistero forse non sarà mai chiarito: «Sono convinto — dice Marmo — che il colpevole neppure si sia accorto di avere ucciso un uomo. Spararono alla cieca».
Il documento di archiviazione Non c’è dubbio che a sparare sia stato un camorrista del clan Gionta abituato a portare con sé e ad usare pericolose armi da fuoco