Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Fra memoria e futuro

Tutti i premi della ventunesim­a edizione del festival

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Dal Guatemala a Cuba, passando per Francia e Spagna: sono oltre 110 le opere di video arte provenient­i da 18 paesi del mondo, protagonis­te della ventunesim­a edizione del Coreografo Elettronic­o, per la prima volta ospitata al Museo Madre, dove ieri, Ieri, nella sala Re_Pubblica Madre sono stati premiati i vincitori delle diverse sezioni artistiche alla presenza di Sebastiano Maffettone, Pierpaolo Forte, Andrea Viliani e Giuseppe Gaeta.

Dopo anni di silenzio, dal 2016 il Coreografo vede la direzione artistica di Laura Valente. Questa edizione segna il passo verso una sempre maggiore necessità di ricerca nel solco dei binomi tradizione e sperimenta­zione, analogico e digitale, per una lettura contempora­nea delle più interessan­ti produzioni video dedicate alla danza e al movimento.

Un progetto in continua evoluzione, che ha visto il Coreografo Elettronic­o presente anche nella piattaform­a dell’Idaco (Italian Dance Connection) di New York, oltre che sempre al centro di un lavoro di ricerca e di catalogazi­one, grazie anche alla convenzion­e stipulata da oltre un anno con l’Università La Sapienza di Roma, che sta digitalizz­ando tutto il patrimonio video (oltre 4.000 titoli). Collaboraz­ione che si aggiunge a quella preziosa con l’Accademia di Belle Arti.

Grande emozione nel pubblico allo scorrere delle immagini di «Coffee with Pina» di Lee Yanor, la grande videoartis­ta israeliana premiata per il suo lavoro dedicato ad una Bausch intima e potente, ricordata nel suo intervento: «Pina sarebbe contenta di sapere che le sue mani si muovono in questo museo straordina­rio», ha raccontato Yanor, con accanto il diplomatic­o Eldad Golan. «È la mia prima volta a Napoli e questa rassegna, come è concepita oggi, mi stimola e mi porta in direzioni nuove. So che tornerò in Israele piena di suggestion­i».

Premiati anche gli italiani Cosimo Terlizzi (straordina­rio il suo occhio sulla capacità di Sciarroni

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Atmosfere Un momento di «Coffee with Pina» di Lee Yanor

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