Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un premio per la Nazionale amputati
Il presidente e primo coach Vergnani: «Siamo ormai un modello per tutti Questi ragazzi giocano per dimostrare che c’è un modo oltre gli handicap»
l premio che abbiamo ricevuto è molto importante per noi, perché è inserito in un contesto – racconta Renzo Vergnani, presidente e primo coach della Nazionale Italiana Calcio Amputati – la ricerca è molto importante, ma bisogna anche portare alle persone esempi concreti e possibilità che vanno oltre le limitazioni che li rendono diversi». «Noi siamo lì per farli giocare – continua – per far capire che c’è un mondo oltre le disabilità». Da qui il riconoscimento PreSa 2017 che ha voluto premiare il loro importante contributo nel superamento delle disabilità nel nostro Paese.
La Nazionale Italiana Calcio Amputati nasce dalla volontà di Francesco Messori, un ragazzo nato senza una gamba, ma con una passione per il calcio più forte di ogni limitazione.
Nel 2011 il Csi – Centro Sportivo Italiano – gli concede di giocare in un campionato Csi di normodotati. Su Facebook, Francesco riesce a reclutare una squadra di persone amputate provenienti da tutta l’Italia.
Nel 2012 la squadra si costituisce sotto l’egidia della Presidenza Nazionale del Centro Sportivo Italiano. Oggi la Nazionale è ufficialmente parte della Waff – World Amputee Football Federation.
La prima amichevole internazionale è stata disputata in Francia, nell’aprile 2013, da allora la Nazionale ha partecipato ad una serie di incontri amichevoli, tornei internazionali, tra i quali l’appuntamento annuale fisso dell’«Amp Futbol Cup» a Varsavia e soprattutto ai Mondiali in Messico nel 2014, dove le stampelle azzurre si sono classificate al nono posto su ventiquattro squadre.
«Siamo appena usciti da un europeo dove siamo arrivati quinti – spiega il presidente – dobbiamo poi affrontare il mondiale ad ottobre, ma fino ad allora faremo una serie di amichevoli».
È una storia fatta di passione e una grinta da vendere, quella dei ragazzi della Nazionale di Calcio Amputati. «I ragazzi investono impegno e sacrifici per allenarsi, perché molti studiano o lavorano, invece negli altri paesi, la maggior parte sono professionisti, quindi si dedicano totalmente. Per stare al passo dovremo prepararci almeno un mese tutti i giorni, perché il livello degli altri paesi è salito molto».
Al di là degli splendidi risultati sul campo, c’è molto di più. «Tra i progetti che portiamo avanti, c’è la scuola calcio riservata a bambini con disabilita motorie». Lo scopo è di dare ai più piccoli la possibilità di mettersi in gioco per scoprire le proprie competenze e favorire fin da piccoli accettazione, integrazione e autostima.
«La cosa più difficile è finanziarci per portare avanti queste iniziative e far conoscere a tutti questa opportunità. Abbiamo gli sponsor e il sostegno del Csi, ma non sempre basta».
C’è chi è nato senza una gamba e chi ha visto la propria vita capovolgersi in un istante a causa di un incidente o una malattia e ha trovato nello sport la forza di ricominciare in un nuovo equilibrio.
«Chi arriva a giocare a calcio è come se non percepisse più la sua disabilità, tutto diventa relativo, ecco perché lo sport è un canale importante, è questo il messaggio che vogliamo dare, non è importante quale sport sia, ma se noi possiamo giocare a calcio, siamo un esempio per tutti gli altri».
«Lo vediamo spesso con i bambini che vogliono giocare a calcio – spiega – il problema è la mentalità degli adulti che hanno paura che possano farsi male. Questo significa che le barriere più difficili da superare spesso sono mentali, oltre a quelle architettoniche».
Gli eventi «Agli Europei siamo arrivati quinti, ora giocheremo il Mondiale»