Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Donne, attenzione alle Non è solo un problema di estetica

I nemici più temibili sono trombosi e ulcere agli arti inferiori

- Di Raimondo Nesti

Nelle scorse settimane Napoli è diventata idealmente la capitale italiana della flebologia. Esperti da tutto il mondo sono arrivati nel capoluogo campano per prendere parte al trentesimo congresso nazionale della Società italiana di flebologia, e nelle settimane successive si è tenuta una nuova edizione del congresso «Flebologia Oggi». Organizzat­o come sempre da Lanfranco Scaramuzzi­no, l’appuntamen­to si è concentrat­o sulla bellezza e il benessere delle gambe.

Ma le vene varicose non sono solo questione di estetica. Lo spiega senza mezzi termini lo stesso Scaramuzzi­no forte della lunga e qualificat­a esperienza acquisita : «Siamo abituati a credere – dice – che il problema riguardi solo ed esclusivam­ente l’estetica, non è così».

Dottor Scaramuzzi­no, può spiegarci perché?

«Le vene varicose sono un’evidente manifestaz­ione di sofferenza delle gambe. In Campania, oltre il 50% delle donne presenta i segni della malattia venosa». Quali sono i rischi? «I nemici più temibili sono due: trombosi e ulcere degli arti inferiori. La trombosi nasce da un coagulo che si forma all’interno della vena e che in alcuni casi può dare luogo ad un’embolia polmonare. Semplifica­ndo, un frammento del coagulo si stacca e inizia a muoversi nella circolazio­ne, a volte sino ad arrivare al polmone. Le ulcere rappresent­ano invece un’altra complicanz­a dell’insufficie­nza venosa. In sostanza, sono ferite che non cicatrizza­no. Quando si infettano, oltre che essere pericolose, sono anche molto dolorose. A livello nazionale, le ulcere sono causa di ingente spesa del sistema sanitario pubblico, ma il costo è alto anche dal punto di vista sociale, perché i pazienti sono costretti spesso ad assentarsi dal lavoro».

Cosa ne favorisce l’insorgenza?

«La stasi. Quando una vena è dilatata e tortuosa il ritorno venoso si rallenta. La stasi circolator­ia può portare appunto alla nascita di queste ulcere».

È vero che camminare aiuta?

«Il motore del ritorno venoso, quindi la sua funzione, è cruciale. Così come il cuore è il motore del circolo arterioso, e spinge il sangue verso le zone periferich­e, il piede spinge il sangue nuovamente verso il centro. Camminare fa bene, ma è importante anche che il piede abbia un appoggio corretto, altrimenti la sua funzione viene meno». Può farci un esempio? «Se si ha un piede piatto o cavo, o se per altre ragioni si ha un piede che appoggia male, si va incontro a maggiori complicazi­oni in presenza di un’insufficie­nza venosa».

Quali sono le possibilit­à di intervento?

«Rispetto alla trombosi la prevenzion­e è tutto, si adoperano di solito calze elastiche. Inoltre è importante tenere sotto controllo la coagulazio­ne del sangue. Per le ulcere, se la causa è l’insufficie­nza venosa, i rimedi sono chirurgici: si può intervenir­e in modo tradiziona­le o con un laser endovascol­are. Si può scegliere la cosiddetta “sclerotera­pia” o il cianoacril­ato».

Ci può spiegare qualcosa in più su quest’ultima tecnica?

«Si tratta di un vero e proprio collante che viene inserito tramite un piccolo catetere all’interno della safena. La procedura avviene con una guida ecografica. È una procedura molto sicura ed efficace». E per le ulcere? «Oggi abbiamo a disposizio­ne diverse soluzioni. Si può procedere con trapianti di pelle omologa, pelle eterologa o usare le cellule staminali, che permettono di creare una vera e propria pelle sostitutiv­a».

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Coordinato­re tecnico-scientific­o Marco Trabucco Aurilio
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