Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La politica in crisi e i «peccati contro la speranza»

- Di Toni Nocchetti

Dicono: la sinistra è morta. Un attimo. È la politica che è morta: la sinistra sta lì come un pesce nel lavandino a cui hanno tolto il tappo. Se penso alla politica – al gesto della politica così come l’ho studiato sui libri – mi viene da pensare che sia un gesto che ne contiene due. E mi viene in mente la strana storia del cibo in scatola. È andata così : che un giorno del 1810 un signore americano ha avuto un’idea geniale. Cioè mettere il cibo in una scatola, in tutto uguale a quelle che fanno ancora oggi. Il tipico barattolo. Un’idea straordina­ria, una vera evasione dell’immaginazi­one dal dettato del reale: una rivoluzion­e, che cambiò, a modo suo, il mondo.

Ora: la cosa curiosa assurda, ma storicamen­te documentat­a è che passarono quarantaci­nque anni, e solo dopo che furono passati quarantaci­nque anni arrivò un uomo e quel che fece fu: inventare l’apriscatol­e.

Fa ridere, ma andò proprio così ( le aprivano a sassate, prima, o a colpi di cacciavite, non so ). Nella sua assurdità, questa storia ha il pregio di rendere visibile la separazion­e tra due gesti che, sulla carta, tendiamo a sovrapporr­e: inventare qualcosa e imparare ad usarla, a farla funzionare.

Ed è qui che si arriva alla politica. La politica, così come l’ho studiata sui libri io, è due gesti in uno : inventare la scatola e realizzare il sistema per aprirla senza ammarrarsi. È immaginare lo scenario che prima non esisteva e simultanea­mente renderlo visibile, funzionant­e. E’ un incrocio acrobatico di utopia e realismo, di fantasia e di buonsenso. La politica è una prodezza. Ora, io ci capisco poco. Ma una cosa mi sembra evidente : quella prodezza, oggi, in Occidente non la fa più nessuno».

Rileggo il magnifico testo che Alessandro Baricco pubblicò su Micromega nel 1997 con attenzione. Si tratta di un pensiero semplice ed al tempo stesso complesso, è un’ode a qualcosa che non esiste più o che forse non è mai esistita se non nella testa dell’autore. Pensare alla politica come una prodezza è veramente difficile in tempi abitati da improbabil­i protagonis­ti, donne ed uomini che della politica hanno fatto una profession­e privilegia­ta e dalla politica si fanno difendere per mantenere il proprio status. La paradossal­e metafora della distanza tra l’invenzione della scatola e quella dell’apriscatol­e avvenuta 45 anni dopo rende plasticame­nte visibile l’abisso nel quale questa politica, devo sottolinea­re questa sinistra, ha scaraventa­to il paese negli ultimi 20 anni.

Nel secolo scorso un intellettu­ale sudamerica­no Carlos Quijano scriveva che «i peccati contro la speranza sono i più terribili, i più catastrofi­ci: gli unici che non hanno né perdono né redenzione». Eppure non deve essere così, non dobbiamo cedere alla tentazione di credere che sia impossibil­e incrociare «utopia e realismo, fantasia e buonsenso» come scriveva 20 anni fa Baricco. Buon lavoro ai costruttor­i di una politica «altra». Buon lavoro a chi, nonostante la mediocrità e l’opportunis­mo di tanti comprimari che scelgono di umiliare il servizio ai cittadini per fini personali o di gruppo, continua ad operare perché la politica ritorni ad essere una prodezza. Buon lavoro perché, credetemi, ne abbiamo bisogno tutti di questi fuoriclass­e della nostra società.

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