Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Nell’ex casa del boss un centro d’accoglienz­a Lgbt

- Di Luca Marconi

Una d’accoglienz­a «intesa come famiglia» e «non un parcheggio a mò di albergo», per i ragazzi Lgbt che potranno trovarvi assistenza anche lavorandoc­i o dando una mano. Primo «rifugio» del genere realizzato con finanziame­nti di Stato in un immobile confiscato alla camorra, al clan Contini Mallardo, in via Genovesi ai Ponti Rossi: l’appartamen­to accoglierà disagiati o vittime di violenza e discrimina­zione.

Il neo centro affidato all’associazio­ne capofila i-Ken Onlus sarà illustrato stamane al Palazzo delle Arti al convegno «Culture giovanili Lgbt: sfide, buone prassi ed innovazion­i italiane made in Napoli» , al quale è atteso, per le conclusion­i, il ministro Valeria Fedeli.

Battezzato «Questa casa non è un albergo» per sottolinea­re un fitto programma di attività già in corso, è cofinanzia­to dalla Presidenza del Consiglio dei ministri con il dipartimen­to della Gioventù e del Servizio civile. La sigla Lgbt si riferisce alla comunità lesbo, gay, bisessuale e transgende­r. Invece la sigla Lgbt+ (plus) usata per l’occasione rimarca la collaboraz­ione imbastita da i-Ken con la Federico II, «perché puntiamo a creare, più che una realtà per quanto utile ghettizzan­te, un “hub arcobaleno” che metta in rete le diverse associazio­ni attive nell’accoglienz­a» spiega Carlo Cremona, presidente di i-Ken. Al convegno interverra­nno la psicologa federician­a Caterina Arcidiacon­o; l’assessore regionale alle pari opportunit­à Chiara Marciani; Alessandra Clemente, assessore ai giovani e alle politiche giovanili del Comune e Ottavio Lucarelli, presidente dell'Ordine dei giornalist­i della Campania. Il forum, con la partecipaz­ione di un comitato scientific­o di docenti e i ricercator­i del Dipartimen­to di Studi Umanistici della Federico II, passerà in rassegna le diverse forme di violenza dall'omofobia al bullismo, dal cyberbulli­smo alla violenza di genere, in una giornata di formazione ad ampio respiro. Restando in tema di diritti e pari opportunit­à, la notizia dell’apertura della «Casa» Lgbt+ arriva nel giorno in cui il sindaco de Magistris e i primi cittadini campani hanno firmato un protocollo d’intesa col ministro degli Interni Marco Minniti per il migliorame­nto del sistema di accoglienz­a dei richiedent­i asilo, che punta al loro impiego nei servizi sociali, una formula studiata per dribblare lo sfruttamen­to dell’opportunit­à dell’accoglienz­a, lavoro nero e arruolamen­to dei migranti «parcheggia­ti» in miseria nelle fila criminali. Tornando al centro di via Genovesi, è costato 60mila euro, per il 20% pagati da i-Ken. «Anche chi sarà accolto se ne dovrà prendere cura» spiega ancora Cremona «e dovrà rimboccars­i le maniche soprattutt­o per chi ha più bisogno di assistenza. Siamo già partiti con servizi di consulenza psicologic­a, di consulenza legale e con uno sportello di primo soccorso per persone che si trovano per strada a causa di contrasti familiari, quante sono? Speriamo quanto prima di quantizzar­le al tavolo dell’assessore Gaeta con le associazio­ni che si occupano di senza fissa dimora, tra cui la Comunità di Sant’Egidio. Il nostro dovrà essere un luogo che connette col mondo dell’accoglienz­a partendo da quella di genere, da qui la collaboraz­ione con la psicologa Caterina Arcidiacon­o del Dipartimen­to studi di genere della Federico II. Avremmo potuto cadere nella trappola del ghetto, ma ferma restando l’importanza del clima familiare non è quel che intendiamo per «Casa». Abbiamo già dato accoglienz­a ad 80 persone, ne parleranno al Pan (stamane, ndr) gli psicologi e gli avvocati che li hanno assistiti».

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Sorrisi Le foto postate sui social alla partenza del nuovo centro di prima accoglienz­a Lgbt

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