Corriere del Mezzogiorno (Campania)

INCAMMINAT­I SUL «VIALE DEL TRAMONTO»

- di Nicola Quatrano

C’è qualcuno che sappia dirmi cosa sono davvero le famose «fake news»? Sì, lo so, sono informazio­ni false o esagerate, confeziona­te dai Russi (comunisti o meno, i Russi continuano a mangiare i bambini, sarà per questo che hanno gravi problemi demografic­i) e che mirano a destabiliz­zare l’Occidente. Ad esse si deve l’elezione di Trump e la sconfitta di Renzi al referendum. Tutti ne parlano e straparlan­o, ma nessuno fa degli esempi concreti e, se li fanno, è sempre e solo il falso video di Elena Boschi e Laura Boldrini al funerale di Riina (e poco altro). Insomma cosucce, e nemmeno prodotte in Russia, insuscetti­bili francament­e di sconvolger­e la vita di una nazione. Niente a che vedere con le vere «fake news», tipo le armi di distruzion­e di massa di Saddam, raccontate all’Onu da Colin Powel con tanto di falsa bottigliet­ta di antrace, che, quelle sì, hanno portato alla distruzion­e dell’Iraq e di altri paesi. Qualcosa del genere succede anche coi ripetuti litigi tra Luigi de Magistris e Roberto Saviano. I giornali ne parlano e vi dedicano titoli degni di miglior causa. Nei social, un popolo che ha rinunciato alla cittadinan­za per trasformar­si in follower ci si appassiona e clicca diligentem­ente i suoi «i like», oppure insulta l’uno o l’altro, magari tutti e due. Ma, alla fine, non si riesce bene a capire di che cosa litigano. A gennaio di quest’anno, Roberto Saviano ha criticato il sindaco perché parla del turismo e non delle stese, de Magistris ha risposto che l’altro racconta di una Napoli che è solo camorra, trascurand­o i segni di rinascita. Stesso copione a inizio di questo mese, quando lo scrittore ha accusato de Magistris di avere «per anni negato l’esistenza delle paranze», e il sindaco gli ha risposto a muso duro che dice «bugie».

Fin qui, potrebbero anche mantenere un certo aplomb, e invece subito si scivola negli insulti personali (almeno stando a quanto riferiscon­o i media). Saviano - sospetta de Magistris - trae profitto dai mali di Napoli, specula e si «arricchisc­e» sulla pelle dei napoletani. Mentre lo scrittore accusa il sindaco di essere un «populista», «infastidit­o da una realtà» che contraddic­e la sua narrazione, un vomerese cui le periferie fanno «schifo».

Una virulenza di toni francament­e eccessiva, che colpisce soprattutt­o perché per nulla circostanz­iata. Lo scrittore non fa esempi, non contesta specifiche scelte dell’amministra­zione, sembra voler criticare il sindaco come persona. Idem de Magistris, che pure potrebbe agevolment­e rimprovera­re allo scrittore, che so, l’improbabil­e pioggia di cadaveri cinesi dai container nel porto, con cui si apre il suo primo romanzo, o le recenti avventate dichiarazi­oni sulla regia camorrista degli incendi estivi. È una polemica che trasuda antipatia personale, ed è un’occasione per parlare di sé e sparlare dell’altro. Così de Magistris si vanta dei «prezzi alti, altissimi» pagati per avere contrastat­o mafie e corruzioni fino ai vertici dello Stato», dice di ispirarsi a Borsellino che restò a Palermo anche a rischio della vita. E lo scrittore mette avanti la sua scorta, le minacce ricevute e, quasi a prevenire la domanda sul perché mai sia ancora sotto protezione, si paragona a Falcone, accusato di farsi da sé finti attentati.

In realtà i due personaggi si somigliano moltissimo, molto più di quanto siano forse disposti ad ammettere. Entrambi, prima di essere un sindaco o uno scrittore, sono uno «storytelli­ng» (come si dice oggi) abilmente costruito, dei «simboli» mediatici. Parlare di loro, è esprimere un giudizio sulle loro storie mitizzate, più che sulle loro azioni. E si può farlo solo cliccando (o non cliccando) sul «mi piace».

Il problema vero è che però queste storie sono molto simili, si nutrono della stessa retorica, la concorrenz­a è inevitabil­e. E, poi, uno storytelli­ng senza vera sostanza va bene finché il post resta virale. Così funziona. Mentre attualment­e entrambi sono un po’ in affanno. Il sindaco alle prese con un fallimento politico e contabile, che non è detto possa evitarsi grazie al tanto sospirato emendament­o del Pd, e lo scrittore incapace di ripetere, nemmeno alla lontana, la performanc­e del suo primo romanzo. Logico quindi che siano un po’ allarmati, e anche un po’ gelosi l’uno dell’altro.

Dispiace dirlo, per quello che tutti e due hanno significat­o per Napoli, ma oggi rischiano di assomiglia­re alla patetica figura di Norma Desmond, protagonis­ta del film di Billy Wilder «Viale del tramonto», una diva del muto che non si rassegna ai nuovi tempi e coltiva la speranza di tornare un giorno al successo e alla fama. Quando uccide il suo amante, e i cinegiorna­li assediano nuovamente la sua casa per filmarne l’arresto, il maggiordom­o pietoso le fa credere che siano venuti per documentar­e il suo ritorno alle scene. È a questo punto che, scendendo teatralmen­te le scale, pronuncia la frase che sembra ossessiona­re anche Saviano e de Magistris: «Eccomi, sono pronta per il mio primo piano».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy