Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lara Sansone e Veronica Mazza Due attrici per due femminielli
Da domani al San Ferdinando «Ragazze sole con qualche esperienza» scritto da Enzo Moscato nel 1985 e ora diretto da Francesco Saponaro
Un triplo salto quello a cui daranno vita Lara Sansone e Veronica Mazza, attrici di formazione comica e brillante chiamate a interpretare in un contesto drammatico (ma non privo di ironia) due femminielli nella Napoli post terremoto. Da domani al San Ferdinando (e fino al 7 gennaio) Lara e Veronica saranno protagoniste di «Ragazze sole con qualche esperienza» scritto da Enzo Moscato nel 1985 e in scena solo in due edizioni: quella originale all’Ausonia (oggi Totò) con lo stesso autore e Annibale Ruccello nel ruolo dei due travestiti (più Tonino Taiuti e Silvio Orlando), e una del 2005 con Geppy Gleijeses.
«È un progetto coraggioso – spiega il regista Francesco Saponaro - quello di lavorare con attori di estrazioni teatrali così diverse fra di loro, ma aiutati da un testo più profetico che mai». Veronica sarà Bolero Film, Lara Grand Hotel, mentre i due camorristi in fuga da un regolamento di conti saranno Carmine Paternoster (Cicala) e Salvatore Striano (Scialò), due interpreti di grande forza espressiva entrambi con trascorsi di detenzione. A loro va poi aggiunta la voce di Giuseppina Bakèr offerta da Gino Curcione. Credo – continua Saponaro – che i femminielli rappresentino una terza identità, né maschile né femminile, e che quindi sia compito dell’attore entrarci dentro senza abbandonarsi a forme stereotipate». «È stato duro ma appassionante – gli fa eco Veronica Mazza – sperimentare questo passaggio che prima mi ha impegnato nel cercare la dimensione maschile, per poi liberarla verso un recupero del femminile». «Ho incontrato – prosegue Lara – un universo teatrale mai affrontato prima, quello dell’omosessualità, in una dimensione scenica rigorosa a cui mi sono avvicinata con grande umiltà. Ho riscoperto così il gusto del grande teatro che mi ha ricordato gli anni di formazione con mia nonna Luisa Conte».
La trama racconta di due delinquenti che sfuggono ai loro killer rifugiandosi nella casa dove esercitano Bolero e Grand Hotel nella Napoli dissestata del post-terremoto. «Un’atmosfera che ho vissuto da piccolo – ricorda infine Saponaro – ma che ha lasciato segni profondi che ho provato a restituire a questi personaggi tellurici, che diventano metafora ancora attuale della città, in cui negli anni ’80 si è seminata la malerba cresciuta oggi a dismisura». Lo spettacolo è frutto di un’inedita coproduzione fra Stabile di Napoli e Teatri Uniti.