Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Dafoe, star a Donnaregin­a: «Qui vengo spesso, un luogo fuori dal comune»

«The minister’s black veil», il grande attore in scena a Napoli con il volto velato «L’atmosfera gotica mi aiuterà nel trovare i giusti registri per recitare Qui ho tanti amici e mi trovo bene, è un luogo così diverso da tutti gli altri»

- di Stefano de Stefano

«L’atmosfera gotica di Donnaregin­a Vecchia mi aiuterà nel trovare i giusti registri per interpreta­re il sermone del pastore Hooper. “The minister’s black veil” è un testo molto filosofico, ricco di sfumature sacre, etiche e psicologic­he, che regala ogni volta tonalità diverse. Sono curioso di vedere cosa accadrà qui a Napoli nell’interazion­e col pubblico, dopo averla rappresent­ata solo ad Anversa».

Willem Dafoe sarà in scena da stasera alle 21 fino a venerdì nell’antica chiesa angioina, ospite di «Quartieri di vita», costola invernale del Teatro Festival, dove presenterà la prima italiana del lavoro di Nathaniel Hawthorne diretto da Romeo Castellucc­i.

È la prima volta che recita a Napoli?

«Per il teatro sì. Ma se ci riferiamo al cinema, qui ho girato nel 2003 “The life aquatic” di Wes Anderson, che si apriva proprio con una scena in un palco del San Carlo».

Tutta la pièce con un velo nero sul volto. Cosa cambia per l’attore?

«Si è costretti a concentrar­si di più sulla voce, sui suoi diversi toni e registri. In genere lo sguardo è importante. Ma stavolta ne farò a meno e non è un male, perché si evitano distrazion­i e facili scorciatoi­e espressive. D’altra parte il teatro è nato in Grecia proprio con gli attori mascherati».

Il testo originale parla di una comunità puritana dell’800 nel New England, l’avete adattato al nuovo contesto?

«La riscrittur­a di Claudia Castellucc­i si è mossa in questa direzione, perché siamo a teatro di fronte a una vicenda antica che prova a parlare al presente. Nel prologo, che non c’era, l’autrice propone una premessa universale che però non spiega il perché del velo nero che accompagne­rà il pastore fino alla morte».

Vive la sua vita fra New York e Roma, ma recita poco in Italia.

«Abito in queste due città ma nessuna è veramente casa mia. E purtroppo lavoro poco qui perché i teatri all’italiana sono belli ma anche rigidi e poco adatti al lavoro della mia compagnia, il Wooster Group. Pensate che in tutti questi anni ho recitato in Italia solo due volte: la prima all’Elfo di Milano invitato da Mario Martone all’epoca di Falso Movimento e poi a Spoleto nel 2013 con “The old woman” per la regia di Bob Wilson».

E con quello napoletano?

«So della sua importanza e conosco Eduardo attraverso alcuni video. Poi ho visto a teatro “Uomo e galantuomo” e mi è piaciuta molto».

Cosa pensa della città?

«La visito spesso quando sono a Roma, qui ho tanti amici e mi trovo bene, davvero un luogo così diverso da tutti gli altri».

Infine i programmi, più cinema o teatro?

«Entrambi. Per quanto riguarda i film uscirà presto “The Florida project” con Sean Baker cui seguirà “Eternity’s Gate” in cui interprete­rò Van Gogh diretto da Julian Schnabel. A teatro mi piacerebbe tornare a lavorare con Romeo Castellucc­i, ma stavolta senza velo: nel nostro primo contatto, infatti, aveva espresso interesse per il mio volto, che paradossal­mente non ho potuto usare nella mia prima esperienza con lui».

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 ??  ?? Tris d’assi Willem Dafoe insieme con Romeo Castellucc­i e Ruggero Cappuccio, direttore artistico del Napoli Teatro Festival Italia e della rassegna Quartieri di vita
Tris d’assi Willem Dafoe insieme con Romeo Castellucc­i e Ruggero Cappuccio, direttore artistico del Napoli Teatro Festival Italia e della rassegna Quartieri di vita

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