Corriere del Mezzogiorno (Campania)
UNA CITTÀ E LE SCELTE SELETTIVE
«Ilove the poorly educated», amo i poco istruiti, ha dichiarato Donald Trump subito dopo la sua elezione a presidente degli Stati Uniti. Un’affermazione che accarezza il pelo al sentimento anti-competenza diffuso in tanti ambienti e tra tante persone. Atteggiamento che va combattuto con determinazione perché è di tutta evidenza quanto l’ignoranza mini le basi della stessa democrazia, finendo per scivolare verso quella «morte della competenza» indicata da Tom Nichols, professore ad Harvard, in un libro che ha proprio questo titolo. Un rischio questo che obbliga anche le competenze a fare di più. Va salutato quindi con soddisfazione l’impegno di associazioni culturali come l’Istituto nazionale di urbanistica quando organizza un vasto gruppo di competenze (ben 36 studiosi di molte università) in un volume di oltre 500 pagine sulla pianificazione delle Città metropolitane in Italia, curato da Giuseppe De Luca e Francesco Domenico Moccia docenti di urbanistica a Firenze e a Napoli. E va apprezzato il collegamento con l’Acen per la presentazione di una selezione dei casi trattati (Venezia, Catania, Roma, Firenze e Napoli) promossa il 5 dicembre scorso. Ma criticata contemporaneamente la debolezza delle istituzioni napoletane nell’ attivazione del dibattito pubblico in merito. Nel volume viene documentato lo stato della pianificazione nelle 10 Città metropolitane istituite con la legge 56/2014 (la Delrio), più le 4 delle Regioni a statuto speciale.
Il quadro delineato nel volume documenta la faticosità del processo avviato, con vistose differenze tra le città. Va condiviso quindi il senso profondo dell’impegno dell’Inu, che propone il volume come una sollecitazione a fare i conti con «il disinteresse della società politica e della pubblica opinione della società civile in cui sono cadute le città metropolitane», con la speranza che «le riflessioni contenute sappiano … tenere viva la consapevolezza del ruolo essenziale delle funzioni metropolitane nella vita del Paese ... della necessità da parte del livello nazionale di predisporre di un vero e proprio piano … che contenga scelte selettive per territori, per ambiti strategici in modo da riposizionare il ruolo del Paese in un contesto ormai globalizzato». Detto per inciso, si tratta di un proposito analogo all’orientamento assunto da questo giornale che su tale argomento ha ospitato un numero considerevole di articoli ed editoriali.
Nelle 500 pagine del volume è delineata una mappa variegata, con molte situazioni in ritardo, ma con qualcuna che è riuscita a promuovere un’azione d’interessante innovazione. Pesa molto, nel bene e nel male, la tradizione amministrativa e culturale nel settore. Spiccano, tra le quattordici città esaminate, Bologna, Firenze e Milano.
Bologna, si era già attivata nel 2012, prima della legge Delrio, coinvolgendo un migliaio di persone che hanno prodotto 551 idee, raccolte in 15 programmi strategici di 26 gruppi di lavoro che hanno realizzato 67 progetti identificati come i contenuti del Piano strategico metropolitano.
A Firenze il Piano strategico metropolitano è stato approntato rapidamente in 18 mesi anche per aver saputo coinvolgere i dipartimenti dell’università e i centri di ricerca attivi dell’area. Il lavoro è supportato da un ampio documento suddiviso in 13 capitoli , concluso già nel luglio del 2016. Il Piano appare molto innovativo, con una vision generale di Firenze metropolitana articolata in tre
sub-vision (accessibilità universale, opportunità diffuse, terre del benessere) suddivise in strategie e azioni, ordinate per ambiti territoriali, e interpretate, introducendo la variabile temporale, come «ritmi».
L’esperienza milanese si segnala per la forte attenzione agli istituti di partecipazione, indispensabile in relazione alla forte intraprendenza delle forze economiche e sociali locali. In questa direzione è stato attivato il «Forum metropolitano della società civile» come base permanente di confronto tra amministratori e cittadini.
La situazione a Napoli è completamente in ombra. La pubblicazione del Piano territoriale provinciale, utile nel rapporto con la pianificazione urbanistica dei Comuni, non sostituisce la necessaria costituzione delle zone omogenee e l’avvio del Piano strategico, di cui pur è stata approntata una proposta di delibera per il suo decollo, mai presa in considerazione da de Magistris. In più restano intatte le preoccupazioni che il masterplan dell’area orientale di Napoli e della «buffer zone» di Pompei promosso dalla Fondazione Mezzogiorno Tirrenico e dall’Associazione Naplest e Pompei e quello dell’area flegrea-domizia procedano senza essere stati adeguatamente calibrati e verificati in una vision generale.