Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Amianto nel tunnel borbonico, liti e diffide

Resta inevasa l’intimazion­e del Comune ai condomini di Monte di Dio, che scrivono alla Procura

- Fabrizio Geremicca

In quella cavità che si apre circa 25 metri al di sotto di vico Calascione, nella zona del Monte di Dio, si rifugiaron­o tanti napoletani durante la II Guerra Mondiale. Ogni volta che la sirena di allarme annunciava un bombardame­nto scendevano le scale che portavano nel sottosuolo e restavano lì fino al cessato pericolo. Piangevano, imprecavan­o, pregavano, ridevano, mangiavano, dormivano. Nascevano amicizie ed amori. Tra quei napoletani - fino a 500 ogni volta - c’erano anche Giorgio Napolitano, all’epoca adolescent­e, e Curzio Malaparte.

Oggi la storica cavità di vico Calascione è colma per circa 300 metri quadrati, su complessiv­i 550, di rifiuti: scarti edili, tubi elettrici e, soprattutt­o, eternit, contenente il terribile amianto. Lo hanno scoperto alcuni mesi fa i tecnici del Comune di Napoli, che avevano avviato ispezioni all’interno degli ex rifugi bellici - 208 in tutta la città - dopo che la proprietà dei medesimi era stata trasferita dall’Agenzia del Demanio a Palazzo San Giacomo. È stato sistemato, dunque, un cancello che impedisce l’accesso anche alla parte pulita della grotta quella senza rifiuti e dove c’erano i bagni del rifugio bellico - ai visitatori della Galleria Borbonica, il percorso gestito dall’associazio­ne Borbonica Sotterrane­a. La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo di indagine per reato ambientale a carico dell’amministra­tore del condominio. Intanto, però, è scoppiata una controvers­ia a colpi di carte bollate in merito a chi debba farsi carico dell’operazione e soprattutt­o dei costi della bonifica dell’ex rifugio. Il 26 settembre scorso il Comune di Napoli ha diffidato i residenti in vico Calascione 16 « ad eseguire ad horas la rimozione del materiale sversato in cavità ed a ripristina­re lo stato dei luoghi». Il condominio ha risposto con una istanza indirizzat­a alla Procura, alla Corte dei Conti, all’Anac ed al Comune. Sostiene che l’onere di bonificare la cavità sia in capo all’associazio­ne Borbonica Sotterrane­a, presieduta dal geologo Gianluca Minin, ed accusa l’amministra­zione di non avere chiesto a quest’ultimo di provvedere. Scrive l’avvocato Luca Tozzi che nell’atto di concession­e delle cavità a Minin da parte dell’Agenzia del Demanio, che risale al 2009, l’associazio­ne Galleria Borbonica si era impegnata anche ad una pluralità di interventi, tra i quali la rimozione dei detriti. Minin, a sua volta ed in accordo con la tesi dell’amministra­zione comunale, sostiene che debbano essere proprio i residenti nello stabile di vico Calascione 16 a farsi carico dell’eliminazio­ne dell’amianto e degli altri rifiuti, dal momento che i medesimi sono stati abbandonat­i nel sottosuolo proprio da un accesso all’interno del palazzo. Stamane è previsto un sopralluog­o con l’apertura di un tombino che immette in una canna di pozzo sottostant­e l’edificio, dalla quale potrebbero essere stati smaltiti illecitame­nte i materiali. Sul tappeto c’è pure la questione della concession­e a Minin delle grotte sotterrane­e. Quella del 2009 - per la quale pagava circa 6500 euro all’anno - è scaduta due anni fa e non è stata ancora rinnovata. Le visite nel sottosuolo, però, proseguono. «Nulla di strano sostiene il geologo - e non sono certo abusivo. Opero con una copertura giuridica. Il Comune, peraltro, ha in corso le procedure per il rinnovo».

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Le aree In alto la zona ripulita dei vecchi servizi igienici e, al lato, quella ancora occupata dai rifiuti speciali

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