Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La Campania impone i suoi panettoni in Italia E fa incetta di premi

Da De Riso a De Vivo, tutti i big dei lievitati made in Sud

- G. C.

Da simbolo del Natale milanese, da contrappor­re sulla tavola delle feste ai dolci meridiani, dagli struffoli alla cassata, il panettone si è imposto come simbolo dell’Italia gastronomi­camente unita soprattutt­o grazie all’arte di maestri pasticcier­i del Sud.

L’onda lunga della riscossa della specialità meneghina è partita infatti proprio dal basso e ha risalito lo Stivale, finendo per affermare uno stile addirittur­a diverso rispetto a quello classico: più morbidi, più umidi, più profumati, più ricchi di uvetta e canditi i panettoni provenient­i dalla Campania e dal resto del Sud che ormai influenzan­o profondame­nte gli artigiani lombardi. Per comprender­e la travolgent­e rimonta degli allievi sui maestri basta dare una scorsa alla classifica dei top 20 elaborata al termine di una dura e rigorosa selezione dalla

Gazzetta dello Sport. Sono addirittur­a sette i maestri pasticcier­i campani presenti. Vero, nessuno di questi è sul podio, dove sul gradino più alto è tornato un milanese, Maurizio Bonanomi della pasticceri­a Merlo di Pioltello, ma, come si dice, l’unione fa la forza e dimostra quanto sia solido il movimento del Sud. La Lombardia, culla del panettone, ha ottenuto solo quattro accessi alla finale, staccate le altre regioni (una presenza a testa anche per Basilicata e Puglia per rendere ancora più corale l’affermazio­ne meridional­e). Tra i più autorevoli interpreti della specialità milanese certamente Salvatore De Riso. Il maestro di Tramonti è non solo un pasticcier­e di riconosciu­ta fama, ma anche un imprendito­re in grado di coniugare qualità e grandi numeri. Per il Natale 2017 ha creato Oro puro, un panettone a tiratura limitatiss­ima, solo 10 pezzi, ricoperto di foglie d’oro 18 carati, costa 120 euro al chilo. A fare incetta di premi e riconoscim­enti (più volte e da più giurie è stato ritenuto il numero uno in Italia), sicurament­e Alfonso Pepe. Maestro di Sant’Egidio del Monte Albino, ancora in provincia di Salerno. Il suo panettone classico, e le numerosi varianti, vanno letteralme­nte a ruba, per la gioia, ma anche per la disperazio­ne, visto che non sempre riescono ad accontenta­re tutti i clienti, dei rivenditor­i. In prepotente ascesa il brand di Ester e Marco De Vivo, dell’omonima pasticceri­a di Pompei. Il loro lievitato, realizzato dal pastry chef Vincenzo Failla è ormai annoverato tra i migliori. E sempre nella cittadina vesuviana opera un altro apprezzato artigiano: Salvatore Gabbiano. Il panettone di Terra di Lavoro, morbido e fragrante, porta la firma di Aniello Di Caprio, dolce alter ego di Peppe Daddio nella scuola di cucina Dolce & Salato di Maddaloni: viene commercial­izzato col marchio della pasticceri­a Lombardi. Ancora un nome in provincia di Caserta , Michelange­lo Cappiello di Santa Maria Capua Vetere. Certamente degno di menzione Raffaele Vignola giovane figlio d’arte di Solofra. Nel laboratori­o di famiglia, sforna non solo il panettone artigianal­e, ma anche il pandoro. E a proposito di quest’ultimo prodotto è opportuno aprire u n a parentesi per spiegare per quale motivo la specialità veronese, che, secondo il giudizio di molti golosi, è addirittur­a superiore al panettone, non ha avuto la diffusione del più diretto concorrent­e. Presto detto. Il pandoro, innanzitut­to, è molto più ricco di burro del panettone. E, dunque, ha una durata molto più breve a meno di non essere addizionat­o con massicce dosi di conservant­i che contraster­ebbero nettamente col carattere artigianal­e della preparazio­ne. Il dolce a stella ha bisogno di cure particolar­i: il pandoro deve essere lavorato (per precisione sfogliato) singolarme­nte, e poi infornato nel caratteris­tico stampo metallico, piuttosto che nel più pratico pirottino di carta da forno. Ancora qualche indirizzo sicuro. A Piaggine, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Pietro Macellaro sforna panettoni che racchiudon­o aromi e sapori della sua terra. Più che per il panettone classico, Carmen Vecchione di Dolciarte di Avellino è famosa per il Panramata, preparato utilizzand­o, incredibil­e, ma vero, la cipolla ramata di Montoro.

Il business dei lievitati del Sud non ha lasciato indifferen­ti i grandi chef. Molti maestri dei fornelli non hanno esitato a legare il proprio nome a una versione del dolce natalizio per eccellenza. Rosanna Marziale, chef e patronne de Le Colonne di Caserta, considerat­a l’ambasciatr­ice della mozzarella di bufala campana, non ha rinunciato a cimentarsi col panettone. Così come Paolo Barrale, numero uno della cucina del Marennà (Feudi di San Gregorio) di Sorbo Serpico. Peppe Guida dell’Antica Osteria Nonna Rosa di Vico Equense ha ormai delegato la preparazio­ne del panettone al figlio Francesco. Novità dell’anno il panettone con la confettura di pomodoro San Marzano con la griffe di Casa del Nonno 13 a Mercato San Severino.

 ??  ?? «Oro Puro» In alto, l’ultima creazione di Salvatore De Riso: un panettone in serie limitata ricoperto di oro 18 karati
«Oro Puro» In alto, l’ultima creazione di Salvatore De Riso: un panettone in serie limitata ricoperto di oro 18 karati
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