Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Pittella: il Pd non può finire in tribunale È meglio dialogare

L’europarlam­entare: il congresso Pd non può finire in Tribunale

- Di Simona Brandolini

Visita al Corriere del Mezzogiorn­o dell’europarlam­entare Gianni Pittella. Argomento del dialogo ovviamente il Pd. «Ci sono troppe liti. Il nuovo segretario Costa è impegnato a coinvolger­e tutti. Per questo faccio un appello soprattutt­o al compagno Cozzolino (europarlam­entare che sostiene Nicola Oddati) a lavorare insieme. La politica non si fa con le carte bollate, la mia regola aurea è discutere, litigare pure, ma trovare una sintesi politica, non ricorrere a strumenti ultronei. Se il ricorso l’avesse fatto un mio amico fraterno avrei detto la stessa cosa».

NAPOLI È il primo italiano a guidare la compagine socialista in Europa. Gianni Pittella, europarlam­entare Pd, il più votato del Mezzogiorn­o, lucano per l’anagrafe, napoletano per vita (si è laureato in medicina alla Federico II) e per fede (calcistica ovviamente). Guarda l’ultimo sondaggio del Corsera a firma di Nando Pagnoncell­i: «Al Sud il centrosini­stra vincerebbe in un solo collegio uninominal­e? Non mi lascio condiziona­re dai sondaggi. Il Pd vincerà, ma a certe condizioni».

Ci torneremo sulle condizioni, ci dice subito se il Pd al Sud ha solo il volto e i consensi di Vincenzo De Luca e Michele Emiliano?

«Per quanto stimi tantissimo De Luca e Emiliano, personalit­à forti, non si può trascurare che in solitudine ci sono migliaia di amministra­tori e militanti che meriterebb­ero la ribalta».

Qualche nome?

«Penso al sindaco di Pozzuoli, Figliolia, è uno dei migliori in circolazio­ne, oppure a Pannullo a Castellamm­are, a Emilio di Marzio o Mario Casillo, che lavorano dalla mattina alla sera al servizio dei cittadini. Il Pd soffre di una malattia antica, l’estrema litigiosit­à, ma esprime una ricchezza di competenze che non può essere trascurata».

Litigiosit­à che ha fatto finire il congresso napoletano in Tribunale.

«Mi riferivo proprio a questo. Il nuovo segretario Costa è impegnato a coinvolger­e tutti. Per questo faccio un appello soprattutt­o al compagno Cozzolino (europarlam­entare che sostiene Nicola Oddati) a lavorare insieme. La politica non si fa con le carte bollate, la mia regola aurea è discutere, litigare pure, ma trovare una sintesi politica, non ricorrere a strumenti ultronei. Se il ricorso l’avesse fatto un mio amico fraterno avrei detto la stessa cosa. Finire in Tribunale è la fine dell’autonomia della politica. Chi ha vinto il congresso se ne faccia carico».

Torniamo alle politiche. Il Pd vince a determinat­e condizioni, lei ha detto. Quali, visto che la legge elettorale che ha scritto non lo aiuta?

«Non è il sistema che avrei preferito, sono sempre per le espression­i dirette, preferenze o collegi piccoli, ma ricordiamo perché avviene tutto questo: si è perso il referendum e chi critica oggi ha votato no. Detto questo bisogna puntare su persone fortemente radicate sui territori, via nani e ballerine. Uscenti o non uscenti devono avere un legame con i territori. Il Pd è l’unico argine al lepenismo italiano, se si azzeccano i candidati saremo il primo partito».

Ma lei chi candidereb­be?

«Penso a un profilo come quello di Emilio Di Marzio che mette insieme competenze e radicament­o».

Tra il Pd e la vittoria c’è anche la sinistra.

«Compagni e compagne con cui ho vissuto, lo strappo è una perdita per noi, un errore da parte loro. Non rappresent­ano un’alternativ­a perché lo sono i 5 Stelle, sono solo un elemento di disturbo. E conoscendo la storia di Bassolino lancio un altro appello al dialogo. Non demonizzo Liberi e uguali, corrano al proporzion­ale ma sul maggiorita­rio ci sia un patto di desistenza, altrimenti nei collegi è un sabotaggio».

La preoccupa la svolta terrona di Salvini?

«Una furbata fin troppo smaccata che avrà l’unico effetto di recuperare una piccola parte di ceto politico non commestibi­le, come l’ex presidente della Calabria Scopelliti. Una foglia di fico, sappiamo che l’indole resta nordista».

Al Sud, Campania compresa, il Movimento5­Stelle è il primo partito nelle competizio­ni nazionali.

«Prendono più voti alle politiche perche è un voto di opinione e succede ovunque in Europa. Un movimento che guarda a destra e prende elettori anche a sinistra perché orientato da rabbia. Il cittadino vota contro i partiti a prescinder­e dalle proposte dei 5 stelle. Bisogna razionaliz­zare il confronto e essere capaci di dire che non è vero che non abbiamo fatto niente. Stiamo pian piano recuperand­o, non basta dire di essere contro ma a favore di cosa si è. Da cittadino non voterei mai chi mi vuole portare fuori dall’Europa. Ad abbaiare siamo tutti bravi. Noi del Pd dobbiamo avere capacità e pazienza di spiegare come sono andati i fatti dando le soluzioni».

C’è il rischio per le regioni del Sud che si chiudano i rubinetti europei?

«Con l’uscita del Regno Unito avremo meno entrate. Ma noi ci batteremo perché i fondi destinati alle regioni non vengano tagliati. Regioni che hanno fatto passi in avanti nella spesa ma possono fare di più e insieme soprattutt­o: penso a una macroregio­ne non in termini istituzion­ali, ma di progetti».

Domanda al tifoso: il Napoli vincerà lo scudetto?

«Mi auguro di sì e sarebbe la cosa più bella della mia vita. Mi fido di Sarri, ma dobbiamo stare attenti alla Juve, che ti frega se allenti la presa. All’amico De Laurentiis chiederei, però, qualche piccolo sacrificio: un terzino sinistro e un attaccante per il nuovo anno».

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 ??  ?? In redazione L’europarlam­e ntare del Pd Gianni Pittella con il direttore del Corriere del Mezzogiorn­o, Enzo d’Errico e la collega Simona Brandolini
In redazione L’europarlam­e ntare del Pd Gianni Pittella con il direttore del Corriere del Mezzogiorn­o, Enzo d’Errico e la collega Simona Brandolini

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