Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Soccorsi lenti, morì in stazione Sospesi quattro operatori del 118
Talassemico fu colto da una crisi ma l’ambulanza arrivò tardi Ai solleciti giunti via telefono opposero «risposte non veritiere»
L’uomo, affetto da talassemia, attese a lungo l’invio di un’ambulanza, ma gli operatori colpiti oggi dai provvedimenti disciplinari scelsero di non inviare i soccorsi della postazione Scampia. Solo per uno dei quattro dipendenti coinvolti dai procedimenti disciplinari si è arrivati a sei mesi di sospensione.
Gli operatori, inizialmente in carico al Cardarelli, sono confluiti nel corso di questi mesi nell’organico dell’Asl Napoli 1 Centro, ed è stata proprio una commissione dell’Azienda sanitaria locale a comminare il provvedimento «commisurato» a quanto accaduto. Non è superfluo dire che il giudizio lascia basiti quanti in passato avevano ipotizzato dei licenziamenti. Nelle motivazioni di ciascun provvedimento è ricostruita la dinamica inspiegabile di quella sera. Si legge, ad esempio delle «risposte non veritiere» date al telefono a quanti chiedevano l’invio dei soccorsi, asserendo che «non vi erano ambulanze disponibili, mentre l’ambulanza della postazione “Scampia” è risultata, dalla documentazione agli atti, libera da interventi per tutta la durata dell’evento». Si legge, ancora, del fatto che i dipendenti in questione avrebbero dovuto «modificare il codice di gravità dell’intervento», codice attribuito sin dall’inizio, da chi aveva per primo ricevuto chiamata, «in maniera del tutto impropria». In uno dei passaggi si riporta in particolare che alla seconda telefonata, quella delle 21:06:35, alla centrale «arriva l’informazione che il paziente aveva perso coscienza e, quindi l’intervento andava codificato “rosso” senza esitazione alcuna».
In almeno tre dei provvedimenti, chi analizza il comportamento degli operatori specifica che sono da considerare non solo «inadeguati», ma anche «ingiustificabili». Dalle carte si evince anche quale sia stata la motivazione addotta dagli operatori per aver negato l’intervento dell’ambulanza della postazione Scampia. In uno dei passaggi è infatti specificato che la scelta arbitraria di tenere una postazione “sentinella” (quella di Scampia, appunto) quale giustificazione per la mancata attivazione della stessa, è del tutto «pretestuosa e inaccoglibile». Tra gli atti acquisiti anche i file delle telefonate, il dramma di una vita che, una chiamata dopo l’altra, si è spenta sul binario 14 della stazione centrale. E sono tante le chiamate che quella sera arrivarono al 118, l’uomo infatti vomitava sangue. Dopo il primo contatto, alle 21.02, a chiamare la centrale operativa era stata una guardia giurata. Alle 21.06 un’agente della vigilanza sollecitava l’operatore, spiegando che all’uomo a terra usciva sangue dalla bocca ed era ormai privo di coscienza. In un’altra chiamata la risposta dell’operatore è stata: «Ci sono altre sei persone che stanno aspettando, le ambulanze sono tutte impegnate». Una menzogna. Il mezzo di soccorso sarebbe arrivato più di mezz’ora dopo la prima richiesta, quando ormai non c’era più nulla da fare. Marco D’Aniello, di Pompei, era già morto.
Il 14 agosto l’uomo avrebbe compiuto 42 anni e se i soccorsi fossero stati inviati per tempo, forse, si sarebbe potuto salvare. Del resto, altre volte i fratelli lo avevano subito soccorso e accompagnato in ospedale, a Boscotrecase o a Castellammare, dove l’emorragia era stata bloccata con una banale flebo.